Secondo gli organizzatori a votare è stato l'89% dei partecipanti (2.360.235). L'imprenditore e organizzatore dell'iniziativa volontaria, Gianluca Busato, da Treviso proclama la "terza Repubblica veneta". "Imprenditori legittimati a non pagare più le tasse a Roma"
Lo aspettano sventolando bandiere della Serenissima e inneggiando a San Marco. Sale sul palco un’ora dopo il previsto. Giacca blu, camicia azzurra, Gianluca Busato è teso. Prende il microfono, racconta perché è nata la volontà di fare il sondaggio per separare il Veneto dal resto d’Italia e poi legge i dati, uno dietro l’altro. I voti validi nella consultazione volontaria secondo gli organizzatori sono 2.360.235 (il 63,23%). Il sì è stato votato da 2.102.969 persone, l’89,10% dei votanti, il no da 257.266 persone. Il quorum (anche se non si tratta di un vero referendum) è superato di molto. Poco importa se nei giorni scorsi anche il presidente della Regione, Luca Zaia, aveva ridimensionato il significato dell’iniziativa: “Non si tratta di un referendum, ma di un sondaggio“.
Gianluca Busato, piccolo imprenditore nel campo veneto nel campo dei software e organizzatore del referendum per l’indipendenza del Veneto, prende il microfono in mano e proclama la terza Repubblica veneta. Lo fa sul palco con la piazza dei Signori di Treviso gremita di persone. “Noi oggi, nel nome di San Marco, venerdì 21 marzo 2014 decretiamo decaduta la sovranità italiana sul popolo e sul territorio veneto – dice Busato – e ne decretiamo conseguentemente decadute le relative magistrature politiche dichiarando contestualmente l’indipendenza del popolo veneto e del suo territorio. Con queste stesse parole confermiamo e proclamiamo la Repubblica veneta e demandiamo al popolo veneto la scelta dei suoi rappresentanti”. Giù, in piazza, mentre legge, decine di bandiere. Voci scomposte, cori. “Viva San Marco”, “Indipendenza subito”, urlano giovani e anziani.
Una ragazza degli organizzatori si commuove sul palco. “Si è rimessa in moto la storia del Veneto, siamo riemersi dall’oscurità in cui ci volevano tenere – racconta al telefono un agitatissimo Busato poco prima di salire sul palco – abbiamo proclamato la Repubblica veneta. L’esercizio dell’indipendenza non potrà essere fermato”. E l’organizzazione ha la risposta pronta già dal pomeriggio anche per chi nei giorni scorsi ha sollevato qualche perplessità sui voti. “Le procedure batch notturne di incrocio e verifica dati hanno consentito di rilevare finora 3.412 voti identificabili come abusi del sistema e di mettere in quarantena 1.324 voti per verifiche puntuali sugli elettori, in corso di completamento – scrivono gli organizzatori poi specificando – questi arrotondamenti costituiscono lo 0,12% del totale dei voti”.
Come a dire: quand’anche “saltassero”, quei 4.700 voti non faranno la differenza. In serata i voti nulli salgono a 6.800. Ma cambia poco ugualmente. A votare sì è stato l’89% dei votanti. E per gli organizzatori questo basta per dichiarare ufficialmente l’indipendenza. Per ora sono parole recitate sul palco. Da domani si comincerà a discutere con le istituzioni. A contrattare. E a sentire Busato, il primo via libera sarà quello agli imprenditori veneti che verranno legittimati a non pagare le tasse allo stato italiano.