Nell'ordinanza di arresto per l'ex dg Antonio Rognoni, un intero capitolo è dedicato alle figlie del faccendiere Pierangelo Daccò, Erika e Monica e alla loro società. A cui era affidata la gestione del 31esimo piano del palazzo che, scrive il gip, "ha garantito un indebito vantaggio di 318mila euro grazie al milieu politico-amministrativo"
Tre anni di incontri ed eventi al 31esimo piano del Pirellone, 318mila euro di “indebito vantaggio”, favori “assicurati per lungo tempo” grazie al “milieu politico-amministrativo” di riferimento, la consapevolezza di tutti i protagonisti della vicenda che le procedure fossero “palesemente viziate”: c’è un intero capitolo dell’ordinanza del gip che ha portato all’arresto dell’ex dg di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni, dedicato a Erika e Monica Daccò, le figlie del faccendiere condannato a 9 anni per il crac del San Raffaele e a giudizio assieme a Formigoni per il caso Maugeri.
Al centro della vicenda c’è l’auditorium Giorgio Gaber al 31esimo piano del Pirellone e un contratto di un anno, rinnovato per altri due, dalla Infrastrutture Lombarde alla società delle due sorelle, la ‘Poliedrika‘. Gli indagati, scrive il gip, “si accordavano” per assegnare “in via diretta alla società” la gestione degli spazi del Pirellone attraverso un “indebito ed ingiustificato” frazionamento degli importi degli appalti, violando così i “principi di rotazione, trasparenza ed imparzialità della Pubblica amministrazione” che avrebbero richiesto una gara a pubblica evidenza e l’invito di almeno cinque concorrenti. A portare alla luce la vicenda è la lettera di Carla Vites, moglie dell’ex assessore alla sanità della Regione Antonio Simone arrestato nell’inchiesta Maugeri, inviata al Corriere il 19 aprile del 2012, nel quale la donna parlava del presunto diritto di Erika e Monica di usare il Pirellone come “mega location per eventi per migliaia di euro a botta”.
Subito dopo l’uscita della lettera, gli investigatori registrano “un frenetico giro di consultazioni telefoniche” tra lo stesso Rognoni, il responsabile gare di Infrastrutture Lombarde Pierpaolo Perez e alcuni avvocati con l’obiettivo di “individuare le contromisure più idonee ad evitare ogni forma di coinvolgimento della società in eventuali polemiche correlati a passati favoritismi elargiti alla Poliedrika”.
Il primo contratto alle sorelle Daccò, dal 1 agosto 2009 al 31 luglio 2010, prevedeva un fisso di 48mila euro più Iva oltre a una percentuale sul risultato di ben il 40%, mentre la proroga di due anni prevedeva un fisso di 96mila euro e una success fee del 13% sui ricavi: cifre che hanno consentito alla Poliedrika di incassare un indebito vantaggio di 318mila euro complessivi. “Deve affermarsi senza dubbi – scrive il gip – che tale affidamento, per la sua natura e per l’oggetto della prestazione conferita, sarebbe dovuto rientrare a pieno titolo nel novero degli appalti pubblici di servizi” e non con affidamento diretto (che all’epoca era ammessa fino a 20mila euro). Le modalità dell’assegnazione, invece, “rispecchiano la risoluzione di un affare privato tra l’ente pubblico e l’affidatario privato, al fine di favorire quest’ultimo”.
Quando esplode la vicenda San Raffaele e Pierangelo Daccò finisce in carcere, Rognoni, scrive il gip, decide di interrompere il rapporto con la Poliedrika. Da quel momento l’ex dg ha un “atteggiamento ossessivo” che punta a evitare “qualsiasi contatto o rapporto” con le due sorelle. Che però, grazie alla “vicinanza agli ambienti della presidenza della Regione”, riescono a “imporre” comunque “i loro interessi, anche aggirando le nuove disposizioni attuative ed organizzative volute da Rognoni”. Lo dice, intercettata, l’avvocato Carmen Leo mentre parla con Perez: “Mi ha detto (Rognoni, ndr) che era incazzato per questa cosa degli eventi, non mi ha detto Daccò ma io ho capito. E mi fa: ‘perché sai cosa hanno fatto? Continuano a farle lavorare, io ho chiuso il contratto…ho fatto di tutto per chiudere il contratto appena è venuto fuori il casino…e viene fuori che queste stanno ancora fissando feste e cotillon!”.