Questo maleficio non è un esilio dalla memoria, anzi, la recupera, ritaglia dichiarazioni ufficiali e gliele sbatte in faccia, all’Alessandra nazionale, creando un doppio contrappasso, per analogia e opposizione, che sottolinea l’inferno nel quale è.
In primis: gli strali contro le famiglie omogenitoriali, dipinte come inadeguate o immorali, stanno ricadendo sulla sua vicenda personale. Un’accusa fuori luogo, a parer mio, perché scegliere la persona con cui vivere la tua vita non dovrebbe essere una colpa. Rilanciando questo tipo di critica non si fa altro che perpetrare un atteggiamento di cui le famiglie fatte da gay e lesbiche sono state vittime. Si diventa come lei. In altre parole: non è Mussolini a dover rispondere delle accuse rivolte al marito. Lei deve rispondere della sua omofobia che, semmai, è grave di suo e non diventa più pesante per quanto accaduto al suo matrimonio.
Ancora, nella dinamica dell’uso linguistico trasformato in abuso verbale, faccio notare infine un vizio giornalistico che rende il fatto non solo tragico, ma irricevibile. La vicenda si lega a parole enormi, usate impropriamente.
Si parla così di “baby prostitute” e si relega il fenomeno al rango della pedofilia. Se sfogliamo un buon dizionario della lingua italiana, leggiamo che essa è la «perversione sessuale di chi riversa l’interesse erotico sui bambini, indipendentemente dal loro sesso». Questo non rende meno grave l’accusa a Floriani, ma ricordiamo anche che questo signore, innocente fino a prova contraria, rischia la galera non perché è andato con delle minorenni, ma
Ancora, non è accettabile l’insistenza dei media proprio sul concetto di “baby prostituta”, che infiamma gli animi, inorridisce gli occhi di chi legge, ma lascia immutato il sistema di potere che genera questo tipo di distorsioni sociali: la dimensione del maschile che sfrutta corpi e vite, soprattutto quelle di giovani ragazze nella cui storia privata si è ingenerato un cortocircuito esistenziale.
Usando questi termini, infatti, il messaggio che passa è il seguente: i clienti saranno pure maiali, ma quelle sono pur sempre “mignotte”. Non dovrebbe essere il prostituirsi, in altre parole, la colpa. È approfittare di una minorenne che vende il suo corpo, il crimine. E non è la moglie di chi si macchia di certi reati a doverne rispondere, sebbene sia auspicabile – da adesso in poi, nel caso specifico – un doveroso silenzio nei confronti delle famiglie formate da gay e lesbiche. Dovremmo partire, tutti e tutte, da queste semplici evidenze.