“Non ci sono dubbi, la Spagna è un paese per treni”, così assicurava, con un pizzico di baldanza, Abelardo Carrillo, direttore generale di Renfe, divisione Alta Velocità, in un’intervista a El País del novembre del 2007. Pochi giorni fa l’Istituto di statistica spagnolo ha ratificato quella piccola profezia, certificando il sorpasso, in numero di passeggeri, dei treni a lunga percorrenza sul trasporto aereo.
I dati pesano come pietre: lo scorso gennaio un milione e novecento mila persone hanno preso posto su treni ad alta velocità, un milione e ottocento mila viaggiatori hanno preferito l’aereo. Un risultato storico, è la prima volta che il trasporto su ferro prevale sul trasporto aereo.
Gli ultimi undici mesi hanno segnato un continuo crescendo dei viaggiatori su ferro, cui è corrisposta una costante diminuzione degli utenti del traffico aereo, con una caduta del 7,3 per cento rispetto al gennaio del 2013. L’Alta Velocità guadagna passeggeri, favorita anche dalle politiche del Ministero dello Sviluppo che ha assunto misure per la riduzione delle tariffe, l’11 per cento in meno per il prezzo base con sconti fino al 30 per cento per i giovani. Rimodulazione della politica sui prezzi cui fa da contraltare l’aumento della tassazione aeroportuale che ha costretto le compagnie aeree a drastici tagli dei voli interni.
Le ferrovie spagnole hanno molti argomenti a favore: l’efficienza innanzitutto, la tratta Madrid – Siviglia ha un indice di puntualità prossimo al cento per cento, stazioni all’avanguardia, una delle reti ad alta velocità più estese del mondo.
Servizi necessari per un paese con un territorio vasto nel quale la mobilità è chiamata a coprire normalmente raggi d’azione di 600-700 chilometri. In Spagna sono poco più di cinque milioni gli abitanti che vivono nel centro, l’antropizzazione è concentrata principalmente lungo le fasce costiere. Nel trasporto interno gli aerei sembrano già i dinosauri del XXI secolo, la modernità ha ripreso il suo viaggio sulle traversine dei chemins de fer.