Ingegneria d’avanguardia. Montacarichi di ultima generazione con motore a pompa in grado di sorreggere una pedana di metallo, con la base saldata all’elevatore, mentre la parte superiore conteneva un basamento di cemento sul cui vertice era stata posizionata la stessa pavimentazione del bagno. E sotto quel pavimento, si nascondeva uno dei diversi bunker dove il superboss dei Casalesi, Michele Zagaria, ha trascorso parte dei 16 anni di latitanza. Le immagini che ilfattoquotidiano.it è in grado di rivelare sono state scattate all’interno di una villetta di via Roma a San Marcellino (Caserta), non molto lontana in linea d’aria dalla villa di Casapesenna (Caserta) dove Zagaria è stato catturato il 7 dicembre 2011, rintanato in un bunker simile. Le foto sono allegate agli atti dell’inchiesta su Giovanni Garofalo, il proprietario dell’immobile di San Marcellino. Ritenuto dal pm della Dda di Napoli, Catello Maresca, uno dei fiancheggiatori che ha protetto la lunga latitanza di Zagaria. Probabilmente le due abitazioni-bunker del casertano erano collegate da una rete di citofoni, ma non c’è certezza: il cavo è risultato tranciato a pochi metri di distanza dalla villa di San Marcellino. Il nascondiglio era dotato di sistemi idraulici e di aerazione indipendenti, ben occultati con semplici accorgimenti estetici. Per accedervi dall’alto bastava premere un pulsante nei pressi dello specchio del bagno della villa. E voilà, il pavimento ‘sprofondava’ verso il bunker di Vincenzo Iurillo e Andrea Postiglione