All’estero l'uomo, che è diabetico e ha bisogno di cure giornaliere, non ci era andato volentieri, ma la carenza di lavoro in Veneto lo aveva costretto a mettere il diploma di perito in valigia ed espatriare, come prima di lui aveva fatto il padre
Non ancora nessuna notizia sul destino del tecnico italiano rapito ieri in Libia, vicino a Tobruk. Dalla Farnesina fanno sapere che Gianluca Salviato (foto da Facebook), che lavora per la società di costruzione ‘Enrico Ravanelli’, risulta ancora irreperibile. Si fa strada l’ipotesi che si tratti di un rapimento a scopo di estorsione, ma ancora non è arrivata nessuna rivendicazione. Si teme per la sua vita dopo che all’interno della sua auto abbandonata è stata rinvenuta dell’insulina da lui utilizzata per contrastare il diabete. Tutti i canali sono stati attivati, la Farnesina sta seguendo la vicenda “con il massimo impegno” in contatto costante con l’Unità di crisi e l’ambasciata italiana a Tripoli.
L’azienda ha deciso di offrire una ricompensa a chiunque abbia notizie di Salviato. Nella città libica sono state anche distribuite foto del tecnico, e lanciato appelli attraverso la radio locale, sottolineando quali sono i suoi problemi di salute. Comunque non sono state ricevute richieste di riscatto fa sapere Sergio Madotto, presidente della Enrico Ravanelli: “Aspetto gli eventi, sono cauto”.
La famiglia non rilascia dichiarazioni. Sono gli amici che ne fanno un ritratto di uomo ironico, sempre pronto alla battuta, appassionato del suo lavoro, per il quale da anni aveva girato il mondo, prima nell’est Europa e ora in Libia. Salviato viene descritto così dai suoi amici con i quali intratteneva, vista la lontananza dall’Italia, soprattutto rapporti via Facebook.
All’estero l’uomo, che è diabetico e ha bisogno di cure giornaliere, non ci era andato volentieri, ma la carenza di lavoro in Veneto lo aveva costretto a mettere il diploma di perito in valigia ed espatriare, come prima di lui aveva fatto il padre. Dopo anni trascorsi in Russia, a occuparsi di trivellazioni, da tempo lavorava per la Ravanelli di Venzone (Udine) che opera nel settore delle costruzioni. Tutto il suo mondo è racchiuso tra le mura della villetta gialla a due piani di Martellago (Venezia) dove vivono i suoi anziani genitori, e nella quale si sono riuniti oggi i tre fratelli e la moglie, con la quale Salviato aveva preso casa a Trebaseleghe (Padova).
A parlare con i giornalisti e con gli amici che chiedono notizie è la sorella Cristiana, che lavora in Comune a Venezia. La voce è gentile, ma il piglio deciso quando al telefono spiega che la famiglia non vuole dire nulla e su consiglio della Farnesina non intende al momento fare appelli ai sequestratori. Stesso atteggiamento anche da parte dell’azienda friulana. Tutti sono preoccupati perchè Salviato è diabetico, e l’insulina che gli è indispensabile è rimasta nella macchina ritrovata vuota a Tobruck. Senza quella cura i rischi per la sua salute, fanno capire i familiari, sono gravi.
In queste ore molti amici raccontano il Gianluca ‘privato’, quello delle 280 amicizie in Facebook e dei post che scambiava frequentemente, anche per colmare la lontananza dall’Italia. “Mi è sempre piaciuto parlare con lui, lo facevamo soprattutto in ‘rete’ visto che era spesso lontano – racconta Marco Stradiotto, segretario provinciale del Pd di Venezia – ed erano chiacchierate molto lunghe e articolate. Soprattutto quando si parlava di politica”.
Molti dei suoi conoscenti condividono il suo stesso destino, un mondo lavorativo molto lontano dai confini dell’Italia. È il caso di Michela Moresco, manager di successo nel settore dei prodotti di bellezza, divisa tra Treviso e New York, dove ha creato un vero e proprio impero tricologico. “Iniziava a lavorare anche alla 5-6 del mattino e arrivava fino a notte – ricorda – ma non se ne lamentava. Aveva sempre un atteggiamento positivo e ironico rispetto alla vita”. In uno degli ultimi post, Gianluca si scusava con lei per il suo compleanno. “Sbaglio sempre l’età delle donne – le aveva scritto – faccio sempre delle figure…”.