Dall’americano Ledeen alla Class Editori, dalla Mansi a Carrai. Così il fiorentino Naldi ha tessuto le alleanze di Ernesto Eurnekian
Per capire la strana storia degli aeroporti di Firenze e di Pisa, avviati verso un’anomala privatizzazione attraverso la scalata del magnate argentino Ernesto Eurnekian, bisogna risalire al 21 marzo 2000, esattamente 14 anni fa. Quel giorno parte un fax dall’American Enterprise Institute, che un anno e mezzo dopo, in seguito all’attentato alle Torri Gemelle, diventerà la punta di lancia del pensiero neocon. Lo firma Michael Ledeen, personaggio assai noto in Italia, dove si è sempre trovato in mezzo alle vicende più drammatiche, dal rapimento Moro alla crisi di Sigonella. Bettino Craxi, per dire, lo accusò di essere l’ispiratore americano di Antonio Di Pietro nell’inchiesta Mani Pulite. Ledeen scrive via fax a Roberto Naldi, l’uomo mandato a Buenos Aires dalla Sea per districare una dura controversia con Eurnekian, che si è associato con gli aeroporti milanesi nella Aeropuertos Argentina 2000, la società che ha realizzato la privatizzazione dei principali scali di quel Paese. I due si danno del tu e si scambiano indicazioni e suggerimenti sulle mosse da fare. Ledeen è dunque della partita.
(Infografica di P. Balani)
Il fiorentino di Tripoli
Naldi è nato a Tripoli, ma da decenni è residente a Firenze. Dopo aver brillantemente superato il duro scontro di allora, è diventato il rappresentante di Eurnekian in Europa. Ed è l’artefice della scalata alla Adf, la società che gestisce l’aeroporto di Firenze. Quando ha comprato dal fondo F2i di Vito Gamberale il 33 per cento di Adf, il primo a fargli le feste è stato il presidente della società, Marco Carrai, ambasciatore del premier Matteo Renzi nel mondo degli affari e anche lui grande amico di Ledeen. “Un rapporto amicale e intellettuale”, dice Carrai, mentre l’intellettuale si compiace di insegnare a Renzi l’essenziale sulla politica in Medio Oriente, Russia e Stati Uniti.
Lo sbarco in grande stile dell’ottantenne Eurnekian sulla scena degli aeroporti italiani è ardua da comprendere in termini industriali, ma dimostra limpidamente quanto contino le relazioni per fare affari lungo lo Stivale, soprattutto quando c’è in gioco la cosa pubblica.
In questo momento i due arbitri della partita sono il presidente dell’Enac (ente per l’aviazione civile), Vito Riggio, e Giuseppe Bonomi, consulente per gli aeroporti del ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Recentemente Riggio è corso a festeggiare l’inaugurazione del nuovo aeroporto di Erevan, capitale dell’Armenia, realizzato da Eurnekian anche in ossequio alle sue origini. Riggio è siciliano ma ha a cuore Firenze. È a lui che telefona il fiorentino Denis Verdini (l’uomo che tutti i lunedì sussurra a Renzi, secondo B.) per raccomandargli l’amico costruttore fiorentino Riccardo Fusi, interessato ai lavori aeroportuali per la sua Baldassini Tognozzi Pontello. Ed è lui che si dichiara “a disposizione”. Del resto, quando Naldi dichiara l’interesse del gruppo argentino per l’aeroporto di Palermo (29 gennaio 2013), subito Riggio fa una dichiarazione ruggente sull’urgenza di privatizzare lo scalo di Punta Raisi (31 gennaio 2013).
Bonomi con gli affari di Eurnekian ha un’antica consuetudine. Fu lui, da presidente della Sea, a stringere lo sventurato accordo per Aeropuertos Argentina 2000. Fu lui, nella controversia che ne seguì, a beccarsi dall’irascibile argentino una denuncia penale per truffa ed estorsione, rimasta senza seguito. I due hanno fatto pace, e, quando Eurnekian è rimasto coinvolto nella bancarotta fraudolenta dell’aerolinea Volare, proprio Bonomi si è presentato al tribunale di Busto Arsizio come suo avvocato di fiducia. Eurnekian e il fido Naldi sono tuttora sotto processo per il crac Volare. Uno degli episodi più curiosi ricostruiti dall’inchiesta vede Eurnekian comprare delle azioni di Volare dal fondatore Gino Zoccai, il quale per sdebitarsi fa comprare a Volare una compagnia uruguaiana di Eurnekian, la Bixesarri. “Peccato soltanto che ormai Bixesarri avesse soltanto un aereo e per di più sotto sequestro in America Latina perché utilizzato per il traffico della droga”, scrissero gli inquirenti. Business is business.
Il fatto che la scalata a Firenze e Pisa sia accolta senza alcun interrogativo sulla reputazione o sull’affidabilità di Eurnekian e Naldi dimostra la solida rete di relazioni che proprio l’ingegnere fiorentino ha saputo costruire in questi anni. Partito come manager del mondo Legacoop, molto attivo nell’attività internazionale, Naldi da quando cura le strategie italiane di Eurnekian ha mandato in porto una serie di alleanze veramente strategiche.
La prima è quella con il gruppo Class Editori, che pubblica Mf, il principale concorrente del Sole 24 Ore nell’informazione finanziaria. Attraverso la quotata Compagnia Immobiliare Azionaria (che vede tra i consiglieri d’amministrazione anche l’imprenditore Diego Della Valle), Class controlla il 50 per cento della Società Infrastrutture Sicilia (di cui l’altro 50 per cento è in mano a Eurnekian) che detiene, con il 40 per cento delle azioni, la gestione industriale dell’aeroporto di Trapani.
La seconda alleanza di notevole interesse è con l’imprenditore umbro Vittorio Paoletti. Naldi presiede la Clovis International, di cui Paoletti ed Eurnekian si dividono le azioni al 50 per cento. La Clovis salì all’onore delle cronache per aver ottenuto in affitto per 40 anni dall’Istituto dei Ciechi Sant’Alessio 820 ettari di terreno con 60 casali nel Senese, con l’affitto basato su un valore di perizia di 6 milioni di euro. L’affare non è andato bene. Recentemente lo stesso Naldi ha avuto modo di lamentarsi che il progettato sviluppo turistico della tenuta di Prisciano è rimasto al palo per le resistenze delle burocrazie locali. Ma il rapporto con Paoletti resta prezioso. La sua Socesfin è con il 45 per cento il primo azionista della Nuova Solmine, azienda chimica del Grossetano nota alle cronache come l’azienda di famiglia di Antonella Mansi, presidente della Fondazione Mps di osservanza renziana. In realtà Luigi Mansi, padre di Antonella, ha solo il 18 per cento dell’azienda.
Paoletti è uomo di forti relazioni. Tre anni fa gli ispettori della Banca d’Italia, mandati a controllare la gestione della Banca Popolare di Milano sotto la presidenza di Massimo Ponzellini, hanno notato un prestito senza garanzie da 24 milioni alla holding lussemburghese di Paoletti, la Finsevi, concesso unicamente per “l’assicurazione su ‘serietà degli esponenti aziendali e trasparenza e liceità economico-patrimoniale della società’ fornita dal presidente dr. Ponzellini”.
Dopo anni di paziente tessitura, Naldi cala l’asso della doppia Opa (offerta pubblica d’acquisto) su Adf di Firenze e Sat di Pisa, e tutti gli interlocutori politici gli srotolano davanti i tappeti rossi. Dario Nardella, vicesindaco di Firenze predestinato alla successione a Renzi, ha accolto la notizia “con entusiasmo e soddisfazione”. Carrai, dopo l’acquisto del 33 per cento di Adf, che fa scattare l’Opa obbligatoria, ha detto (ai microfoni di Class Cnbc, la tv del socio di Eurnekian): “L’aeroporto di Firenze non può che esprimere soddisfazione”, e lo sviluppo dello scalo “porterà l’indotto a 100 milioni di euro, con migliaia di assunzioni”. L’aeroporto di Firenze ha un giro d’affari di 50 milioni e circa 250 dipendenti. Se 100 milioni di indotto sono in grado di portare migliaia di posti di lavoro questo Eurnekian dev’essere davvero un mago. Più complicato è suscitare l’entusiasmo degli enti pubblici che controllano fino a oggi l’aeroporto di Pisa. Naldi è stato veloce. Il 28 febbraio ha comprato dal Monte dei Paschi (di cui è primo azionista la Fondazione Mps presieduta dalla Mansi) il 4 per cento delle azioni a 12 euro l’una. Tre giorni dopo ha preso da altri tre azionisti privati il 23,4 per cento pagando 13,15 euro per azione, il 9,6 per cento in più di quanto dato a Mps. A questo stesso prezzo ha lanciato, attraverso apposita società costituita pochi giorni prima, l’Opa volontaria sul restante capitale. Un analista di Intesa Sanpaolo, Luca Bacoccoli, ha definito l’offerta disappointing, cioè bassa in modo sconcertante. Guardando ai dati di bilancio, l’offerta per Pisa (scalo, strano a dirsi, ben gestito dalla mano pubblica e privo di debiti) è la metà di quella per Firenze, e Intesa Sanpaolo consiglia gli azionisti – grandi e piccoli, pubblici e privati – di tenersi i titoli e mandare a quel paese l’Opa di Naldi e Eurnekian. Tra i soci pubblici è decisiva la Regione Toscana, con il suo 17 per cento. Naldi ha già il 27 per cento, e se il governatore Enrico Rossi mollasse arriverebbe al 44 per cento. Resterebbe un 17 per cento circa di azionariato diffuso dove raccogliere il 6-7 per cento che manca per il 51 per cento.
Come al solito il caso è politico. Rossi, pisano di Pontedera e storicamente bersanian-dalemiano, ha perso il duello con Renzi e da mesi è sotto tiro. Gli amici del premier, in primis il nuovo segretario regionale del Pd Dario Parrini, hanno cercato di giubilarlo offrendogli il posto di capolista nell’Italia centrale per le Europee del 25 maggio. Lui ha raccolto le ultime energie e ha detto no. Ma da settimane, forse per contenere la pressione renziana, non risparmia lodi sperticate all’uomo di Buenos Aires che, a sentire il governatore, è destinato a rendere prosperi e felici tutti i toscani.
I sogni di gloria di Carrai e Rossi
Se Carrai immagina 100 milioni di indotto, Rossi fantastica di 100 milioni di investimenti. In realtà il ricco Eurnekian non sembra intenzionato a tirar fuori altri soldi se non quelli necessari a comprare le azioni, che servono a trarre profitti dai due aeroporti, non certo a finanziarli. La nuova pista dell’aeroporto di Peretola, che i fiorentini sognano da decenni, sta già suscitando l’opposizione dei comuni di Prato (destinato a beccarsi il rumore) e di Sesto Fiorentino (il sindaco Gianni Gianassi sostiene che sarà devastato un parco naturale). Ma resta sottinteso, soprattutto, che si farà con denaro pubblico, non certo con i pesos di Eurnekian. Difficilmente il governatore Rossi avrà la forza di opporsi all’amico degli amici di Renzi. È la dura legge della politica. Eurnekian ha già vinto: sarà la prima privatizzazione realizzata con un’Opa ostile.
Da Il Fatto Quotidiano del 19 marzo 2014