Le grandi banche italiane si preparano a una consistente cura dimagrante nei consiglieri degli organi di controllo e gestione: solo le quotate in Borsa dovrebbero perdere almeno 65 “poltrone”. Lo rileva uno studio dell’associazione dei consiglieri indipendenti Nedcommunity sulle nuove richieste della Banca d’Italia in tema di governance. La ricerca chiarisce che la richiesta di via Nazionale di introdurre un tetto di 13 amministratori per gli istituti con modello di gestione tradizionale e di 19 per quelli che adottano un modello dualistico (Intesa, Ubi, Banca Popolare di Milano) imporrà il drastico taglio: 8 banche hanno una dimensione che rispetta tale massimo, mentre tutte le altre dovrebbero necessariamente provvedere a una riduzione.

“I board delle banche quotate hanno in media 16 consiglieri, un dato superiore a quello di banche europee di dimensioni comparabili” , spiega Nedcommunity, secondo la quale sta comunque crescendo lentamente il numero delle donne presenti nei cda dei grandi gruppi bancari. Nel corso del 2013, con l’entrata in vigore della legge Golfo-Mosca, il numero delle donne è complessivamente salito di 22 unità e alla fine dell’anno ogni board registrava la presenza di almeno una donna. Molto rilevante la presenza dei consiglieri indipendenti (pari complessivamente al 52%), ma rimane ancora notevole il cumulo di cariche: le disposizioni della Banca d’Italia non introducono limiti al numero di incarichi, ma l’associazione si chiede se non sia il caso di pensarci e introdurre dei tetti, almeno per statuto. Il numero medio di altri incarichi per consigliere è di 3: su un totale di 322 componenti dei board bancari, solo il 28% non ha altri incarichi, il 21% ne ha almeno altri 5 e il 6,5% almeno altri 10.

 

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