“Più che concentrarci sui compiti a casa chiesti dall’Europa dovremmo cercare una logica di rilancio“. Susanna Camusso è arrivata al congresso della Cgil dell’Emilia Romagna da un ascensore sul retro ed ha evitato i giornalisti che le chiedevano di commentare gli attacchi del premier Matteo Renzi. Ma nel corso del dibattito sull’Europa, si è tolta comunque un sassolino.“Io sono teorizzatrice”, ha detto, “della scuola a tempo pieno per non avere il tema dei compiti a casa. L’idea che mi venga proposta come logica politica, la trovo assolutamente sbagliata esattamente perché crea un meccanismo di colpevolizzazione. Ed è un sistema usato molto anche dal Presidente del Consiglio che mostra un rapporto con l’Europa fatto da uno schema di manchevolezze a cui riparare. La questione dei compiti a casa continua ad essere l’idea che tu devi determinare dei sacrifici in nome e per conto di responsabilità che non si capisce mai di chi sono”.
Doveva essere una tavola rotonda sul futuro dell’Europa ed è stato effettivamente cosi. Nella sala deserta e con solo qualche delegato (il discorso di chiusura del segretario è atteso per domattina) Susanna Camusso, non è voluta andare fuori tema e ha evitato commenti sulla politica nazionale. Al suo fianco, Claude Denagtergal della Confederazione europea dei sindacati (Ces-Etuc), e Marcello Messori, direttore della Scuola di economia politica europea della Luiss di Roma. E nel giorno dell’appello antieuropeista di Marine Le Pen, Camusso non ha risparmiato le sue critiche al sistema: “L’Europa fa molto? No. L’Europa non fa molto perché credo abbia due problemi: essendo una Europa a due velocità, un’Europa della moneta e un’Europa comunitaria, ha fatto fatica a bilanciare questi due elementi e lo ha fatto riducendo le protezioni sociali”.
Durante tutto il dibattito infatti, il segretario ha sottolineato più volte l’importanza di affrontare il welfare e le politiche sociali su di un’ottica europea e non solo nazionale. “Avremo il rischio di vedere un parlamento europeo antieuropeista – ha ipotizzato – che è una miscelata piuttosto complessa con ovviamente all’interno delle pulsioni di destra molto precise perché loro prima ancora di essere in contrasto alle politiche europee hanno idee in qualche maniera nazionaliste e xenofobe che vanno contro a una visione di stati uniti d’Europa”. Che per il segretario nazionale Cigl l’Europa sarà la precondizione per lo sviluppo dell’Italia sembra un concetto ormai assodato. Ma tuttavia non ha nascosto critiche all’attuale sistema europeo. Stuzzicata dal moderatore sull’impegno comunitario per la tutela dei lavoratori ha ammesso che non si è dei buoni europeisti se non si dice che l’Europa ha bisogno di cambiare.
“La protezione dei lavoratori”, ha concluso, “viene vista come elemento di debolezza. Per noi che siamo fortemente europeisti ci pone una grande difficoltà. Noi siamo sostenitori della comunità per due motivi: per l’idea della pace e dall’altro perché dopo la guerra bisognava costruire un’idea di modello sociale. Uno schema che prevedesse una mediazione fra politica, capitale e lavoratori. Adesso non siamo cosi. Possiamo avere un modello sociale senza Europa? No, per questo bisogna confidare in un nuovo europeismo.”