“D’ora in poi non ci saranno più assunzioni e condurremo la gran parte degli appalti nell’ambito della centrale unica di acquisti di Roma Capitale”. Così Daniele Fortini, da fine gennaio amministratore e presidente di Ama, spiega la strada per liberare l’azienda dalla lottizzazione dei partiti. L’Ama è la partecipata del Comune di Roma, con oltre 7mila dipendenti, che si occupa di raccogliere i rifiuti nella Capitale. Oltre ai partiti, nell’azienda chi comandava era Manlio Cerroni, coinvolto nella mega inchiesta giudiziaria del gennaio scorso. “C’era una supremazia – chiarisce Fortini – del soggetto privato rispetto agli interessi che rappresenta Ama, quelli della città. Oggi giochiamo la sfida del rilancio per evitare che vincano i tanti che vorrebbero privatizzare la società”. I nuovi vertici hanno deciso la pubblicazione degli stipendi e dei curricula di quadri e dirigenti. Sono emersi superstipendi e profili inadeguati rispetto alle retribuzioni. Alcuni quadri, entrati senza concorso, percepiscono fino a 95mila euro ogni anno. “Dobbiamo intervenire – garantisce Fortini – riducendo queste indennità e pretendere che la gente lavori per l’importo che viene pagato”. Il nuovo Ad chiarisce anche la sua indennità: “E’ pari a 79mila euro che si traduce in un costo orario di 26 euro l’ora. L’intero Cda costa 79 mila euro visto che gli altri due componenti sono funzionari comunali”. Intanto nel “Salva Roma 3”, approvato dal governo Renzi, sono state cancellate le risorse per la raccolta differenziata. “Sono scomparsi 30 milioni di euro – denuncia Fortini – per me è un segnale drammatico. Il nostro obiettivo è quello di arrivare al 50 per cento di raccolta differenziata entro fine anno e di realizzare gli impianti necessari, come quelli di compostaggio, per evitare di portare i rifiuti differenziati, come l’umido, fuori regione a 120 euro a tonnellata” di Nello Trocchia