Hanno insegnato anche per 15 anni la nostra lingua nella capitale d’Europa ai più alti livelli: dalle ambasciate agli organismi dell’Unione europea. Peccato però che l’Istituto italiano di Bruxelles li abbia sempre pagati in nero senza versare i contributi o pagare le tasse. Dopo lo scoop del fattoquotidiano.it uno di loro ha deciso di raccontare la sua esperienza e quella dei colleghi: “Sapevano tutti della situazione, sia in Belgio che a Roma. Lo dimostrano le numerose lettere mandate ai più alti livelli del ministero degli Esteri”. Prima che esplodesse lo scandalo, nel marzo 2012, l’allora direttore dell’Istituto, Federiga Bindi, prova a sanare le irregolarità e stipula dei contratti di prestazione d’opera con il corpo docente. Ma il ministero degli Esteri teme che l’iniziativa possa diventare il grimaldello per eventuali rivendicazioni sindacali dei professori e blocca tutto. Così l’Istituto di Bruxelles viene obbligato da Farnesina e Ambasciata italiana a stipulare contratti con un’agenzia di lavoro interinale. “Questi contratti servono proprio a evitare eventuali ricorsi”, ammette candidamente l’ambasciatore Alfredo Bastianelli che ha ereditato la gestione dell’ente dopo il commissariamento deciso dal Mae. Il risultato? Il 51 per cento dei compensi per la società di intermediazione e rinnovi per i lavoratori, pagati 15 euro l’ora, di massimo un anno. Una figuraccia internazionale per il nostro paese che, fra l’altro si prepara ad assumere la guida del semestre di presidenza europea di Galeazzi, Mackinson e Pisanò
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