Il senatore del Nuovo Centrodestra spiazza tutti. Compresa Forza Italia. Il coordinatore regionale Palmizio: "Non ne sapevo nulla"
Carlo Giovanardi si candida a sindaco per il centrodestra a Modena. Il senatore del Nuovo Centrodestra, figura dalle innumerevoli vite politiche, ha sciolto la riserva: “Lo ritengo un dovere verso la mia città visto lo scenario attuale”. La presentazione ufficiale avverrà sabato prossimo. Peccato però che il coordinatore di Forza Italia in Emilia Romagna Massimo Palmizio non ne sapesse nulla. “Ne prendo atto – ha dichiarato Palmizio alle agenzie di stampa facendo un po’ buon viso a cattivo gioco – e quando sarà ufficializzata la candidatura ne discuteremo con i dirigenti modenesi di Fi. Ma tenendo conto della caratura nazionale di Giovanardi, è chiaro che porterò il caso alla commissione nazionale del partito”.
Modena, feudo inespugnabile del centrosinistra, è una di quelle città che il centrodestra ha sempre segnato col bollino nero. Stavolta, però, lo scenario appare differente. Gian Carlo Muzzarelli, l’assessore regionale che ha vinto le contestatissime primarie, ha passato le ultime settimane a ricompattare il suo partito (il Pd) e la coalizione. Sembra esserci riuscito, ma date le premesse la sfida di vincere al primo turno non sarà una passeggiata, come in altre epoche. Anche perché c’è poi l’incognita del Movimento Cinque Stelle che candiderà Marco Bortolotti.
Forza Italia e Ncd litigano da tempo sul candidato: da una parte ognuna vuole un proprio nome, dall’altra c’è la consapevolezza che in caso di divisione sarebbe impossibile anche arrivare secondi, buttando via ancora prima di cominciare la possibilità di un ballottaggio. Forte sarebbe, peraltro, l’analogia con ciò che accadde due anni fa nella non lontana Parma (dove comunque il Pd e il centrosinistra hanno, storicamente, un peso nettamente inferiore rispetto a Modena).
Difficilmente i berlusconiani si metteranno di traverso. Giovanardi è una figura molto nota a livello nazionale anche per motivi controversi. Porta il suo nome (oltre a quello di Gianfranco Fini) la legge che equiparava droghe leggere e droghe pesanti (prima di essere corretta dalla Corte Costituzionale). Sull’eutanasia, invece, ha paragonato – non una volta sola – i sostenitori della “dolce morte” ai nazisti. Fiero oppositore di qualsiasi forma di unioni di fatto, ha negato l’esistenza di un Olocausto dei gay e – ma è solo l’ultima – ha assicurato che se Ivan Scalfarotto fosse diventato sottosegretario sarebbe caduto il governo. Scalfarotto è diventato sottosegretario e il governo è rimasto in piedi. Altra prerogativa di Giovanardi, infatti, è stata quella di superare diverse stagioni politiche superando bufere di diverso genere. Dalla Dc al Ccd, poi l’Udc e infine il Pdl poi la scissione tra Forza Italia (poi passata all’opposizione) e Nuovo Centrodestra (governista con Letta prima e Renzi poi).
Questione aperta anche il suo continuo scontro a distanza con le famiglie di due “morti di Stato”, Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi. In quest’ultimo caso disse che il ragazzo “non è morto per le botte, non è stato massacrato”. Tutto questo mentre quasi un anno prima la corte di Cassazione avesse reso definitiva la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione per “eccesso colposo in omicidio colposo” ai quattro poliziotti Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri.