Ci sono programmi televisivi e veri giornalisti che svolgono un effettivo servizio pubblico. Ieri sera Presadiretta di Riccardo Iacona ha fatto un lavoro egregio nel raccontare i misteri della latitanza di Matteo Messina Denaro.

E come sappiamo ormai bene la Mafia vive grazie alla collaborazione attiva di pezzi di Stato e delle Istituzioni. Diversamente non potrebbe essere. Le lunghe latitanze e le stragi si sono sempre svolte grazie alla complicità attiva di personaggi ambigui e poco fedeli allo Stato che dovrebbero rappresentare. La Mafia da sola non potrebbe vivere e proliferare. Gli intrecci di soldi e poteri rendono un micidiale collante tra criminalità organizzata e pezzi della società civile, difficile da smantellare.

E quando senti le dichiarazioni del Generale Mori, ex Comandante dei Ros, affermare durante la sua deposizione nel Processo sulla strage di Firenze, dire e raccontare come cercò di trattare con la Mafia per evitare ulteriori stragi capisci in maniera plastica l’esistenza di una zona grigia impressionante. Pezzi di Stato che parlano e discutono con la Mafia.

E lo sapeva benissimo Paolo Borsellino. E quando disse: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”,  stava già indagando su questo filone. E anche per questo venne barbaramente ucciso non solo per responsabilità della Mafia.

In ogni caso oramai la parola Mafia è stretta nel suo antico significato. Abbiamo imparato che la Mafia è non solo la classica criminalità organizzata legata al Sud Italia. Le Mafie si sono estese in tutto il territorio e in tutti i settori. Occorre solo non fare finta di non vedere.

Anche in Sardegna, ove si continua a dare poca attenzione al problema, esiste e continua a proliferare. Ancora oggi, a distanza di due anni dalla mia segnalazione al Ministro dell’Interno circa la presenza nel mio Comune di un boss Mafioso che prendeva appalti e lavori diretti da più di otto anni, non abbiamo risposta ad una semplice domanda.

Il boss mafioso Salvatore Costanza, condannato a 10 anni di carcere con rito abbreviato, aveva confidato al Pentito Giuseppe Vaccaro una cosa inquietante. Infatti, durante le indagini a carico del Boss Costanza, il pentito Giuseppe Vaccaro riferì ai pm le impressioni di Costanza. E affermava testualmente: “Mi ha detto che là, in Sardegna, è come la Sicilia». «E perché è come la Sicilia?», gli chiedono i magistrati.  La risposta non si fa attendere: «Che i lavori si prendevano facilmente».

Ecco questa è la domanda a cui dopo due anni chiedo ancora chiarezza. Per quale motivo i lavori si prendevano facilmente anche da noi? Ad oggi, nonostante le mie sollecitazioni e denunce ancora nessuna risposta. Si sa su questi temi le indagini sono lunghe ed articolate, ma nel frattempo la Mafia continua a radicarsi nel territorio e continua ad eleggere i suoi rappresentanti all’interno dei partiti e delle varie Istituzioni.

La Mafia non è Sicilia solamente. La Mafia è presente ogni giorno davanti a noi.

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