Un centinaio di parenti dei passeggeri che erano a bordo del volo inabissato nell'Oceano Indiano in corteo davanti all'ambasciata malese a Pechino. Accusano la compagnia, il governo e l'esercito di Kuala Lumpur di averli ingannati. Ricerche del Boeing sospese per maltempo
Sanno che il volo MH370 si è inabissato nell’Oceano Indiano, ma la loro richiesta di verità non si placa. I parenti dei passeggeri che erano a bordo del Boeing 777, scomparso l’8 marzo scorso dopo il decollo da Kuala Lumpur, accusano Malaysia Airlines, il governo e l’esercito malesi di avere nascosto informazioni sull’accaduto e di averli “ingannati e devastati, sia mentalmente che fisicamente”, oltre ad avere “fuorviato e ritardato le operazioni di soccorso, sprecando grandi quantità di forze umane e di risorse”. E davanti all’ambasciata malese a Pechino, dove si sono riuniti per protestare in un centinaio, gridavano: “Bugiardi, diteci la verità, restituiteci i nostri cari!”.
Hanno lanciato bottiglie di plastica e tentato di fare irruzione oltre il cancello d’ingresso della sede diplomatica e indossavano magliette bianche con la scritta “Preghiamo per MH370”. Intorno all’ambasciata sono state dispiegate decine di poliziotti e ci sono stati dei tafferugli quando alcuni manifestanti hanno cercato di superare gli agenti per avvicinarsi ai giornalisti. La polizia non è però intervenuta per disperdere la folla. Prima di lasciare la zona, dopo circa tre ore di sit-in, i familiari hanno consegnato una lettera di protesta all’ambasciata. Molti di loro affermano che non sia stata detta loro tutta la verità sulla sorte del volo. Altri affermano invece che le autorità malesi hanno nascosto di proposito alcune informazioni, pur sapendo già prima che il velivolo era caduto nell’oceano.
Intanto l’Autorità australiana per la sicurezza marittima ha fatto sapere che le ricerche internazionali dell’aereo sono state sospese per 24 ore a causa delle cattive condizioni meteorologiche, con onde alte, venti forti e nubi basse. Dopo che è stato accertata la scomparsa dell’aereo nell’Oceano è cominciata una corsa contro il tempo per individuare le scatole nere, che potrebbero smettere di inviare i propri segnali entro due settimane perché, di solito, le loro batterie durano un mese o poco più. Inoltre la Marina degli Stati Uniti, riferisce il dipartimento della Difesa americano sul suo sito web, ha inviato in Australia un localizzare di scatole nere. Si tratta del Bluefin-21, un veicolo subacqueo autonomo dotato di appositi sensori e sonar che potrà essere impiegato anche per l’esame di eventuali detriti ed oggetti sommersi. Arriverà oggi a Perth insieme a una squadra di tecnici addetti alla preparazione e all’utilizzo dell’attrezzatura.