Affidavano a ditte private i lavori di manutenzione che avrebbero dovuto fare loro e, per mascherare lo stratagemma, compilavano falsi certificati di avanzamento lavori. Era un vero e proprio "sistema", quello che consentiva all’Agenzia Territoriale per la Casa, tramite le società in house, di affidare a privati lavori - per importi rilevanti - senza il rispetto delle procedure a evidenza pubblica
Affidavano a ditte private i lavori di manutenzione che avrebbero dovuto fare loro e, per mascherare lo stratagemma, compilavano falsi certificati di avanzamento lavori. Era un vero e proprio “sistema”, quello che consentiva all’Agenzia Territoriale per la Casa (Atc) di Torino, tramite le società in house, di affidare a privati lavori – per importi rilevanti – senza il rispetto delle procedure a evidenza pubblica. È quanto ha svelato l’inchiesta della procura di Torino, coordinata dai pm Sara Panelli e Gianfranco Colace e condotta dai carabinieri. Dieci le persone arrestate, tra cui il direttore generale dell’Atc, Marco Buronzo. Sono tutti accusati di falso ideologico in atto pubblico.
In carcere anche Carlo Liberati, direttore generale di Ma.Net Srl, la società in house di Atc che avrebbe dovuto svolgere i lavori. Ai domiciliari, invece, sono finiti otto dirigenti e funzionari di Atc, Atc Project e Ma.net. Gli arresti sono stati disposti perché gli indagati avrebbero continuato a falsificare la documentazione nonostante le indagini fossero iniziate da tempo, con tanto di avvisi di garanzia e perquisizioni. Sequestrati documenti e computer.
Sei i cantieri in provincia di Torino al centro dell’inchiesta: Settimo Torinese-Carignano, Brandizzo, Bussoleno, Forno Canavese, Sant’Antonino di Susa e Susa. Nel mirino degli inquirenti, in particolare, le opere della cosiddetta “manutenzione straordinaria diversa”, che sostanzialmente consiste in una vera e propria attività di costruzione edilizia. Per l’accusa, Ma.net non ha rispettato i principi in materia di affidamento dei lavori pubblici. Ai soggetti ai quali venivano assegnati i lavori subappaltabili, inoltre, veniva richiesto di realizzare con i propri mezzi e le proprie maestranze anche la parte di lavori di competenza della società in house.
“Non ho mai nutrito alcun sospetto sui soggetti coinvolti, ma sono fiducioso che le indagini facciano al più presto chiarezza su questa vicenda. Ho assicurato agli inquirenti, come avevo già fatto all’inizio di queste indagini, tutta la collaborazione possibile”, commenta il presidente dell’Atc, Elvi Rossi. “Se ci sono delle responsabilità, saranno presi provvedimenti”, aggiunge dopo essere stato a lungo a colloquio con gli investigatori, che questa mattina hanno eseguito diverse perquisizioni presso le abitazioni degli indagati, nonché presso gli uffici delle società coinvolte nell’inchiesta.
Rossi ricorda che, con l’attuale amministrazione, l’ente si è dotato di una procedura concordata a livello nazionale con l’autorità di vigilanza per garantire la massima trasparenza negli appalti, dall’affidamento al collaudo finale dei lavori. “Se qualcosa non ha funzionato in questo meccanismo – conclude il presidente dell’Atc – sono il primo ad avere interesse affinché sia fatta chiarezza”.