Banca Etica è un istituto di credito italiano che non prevede coinvolgimenti finanziari con compagnie che producano armi nucleari. Proprio in questo mese ha compiuto 15 anni di attività rilanciando la guerra alle mafie. Eppure il ruolo di molte banche nel commercio internazionale delle armi è particolarmente attivo e per nulla casuale. La necessità per produttori, commercianti e soprattutto paesi compratori di armamenti di appoggiarsi alle banche, deriva da esigenze commerciali. Si tratta comunque di operazioni legali e autorizzate che però sono stigmatizzate da gran parte della società per via della mancanza di trasparenza collegata al segreto militare e bancario e per via della meta finale di queste operazioni che alimentano guerre in luoghi già martoriati.

A guidare la classifica delle banche armate nel report 2013, legato alla relazione annuale della Presidenza del Consiglio, c’è il gruppo francese BNP Paribas con oltre 1.050 milioni di euro: la parte più consistente delle operazioni è svolta da BNP Paribas Succursale Italia (quasi 942 milioni di euro pari al 34,1%) mentre la controllata Banca Nazionale del Lavoro ne ha svolti per oltre 108 milioni di euro. Al secondo posto la banca tedesca Deutsche Bank che ha assunto operazioni per oltre 743 milioni di euro (il 26,9%). Al terzo posto UniCredit che nell’insieme ha assunto autorizzazioni per quasi 541 milioni di euro (il 19,6% sul totale). Al quarto posto troviamo Barclays Bank che ha svolto operazioni per oltre 232 milioni di euro (l’8,4% del totale). In calo le operazioni assunte dalle banche del gruppo UBI mentre è praticamente assente,  il gruppo Intesa Sanpaolo che dal luglio del 2007 ha sospeso definitivamente “la partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio e la produzione di armi e di sistemi d’arma, pur consentite dalla legge 185/90”.

UniCredit figura inoltre al primo posto nella lista delle banche che hanno aperto linee di credito per sostenere i programmi intergovernativi ovvero quei programmi che prevedono l’impegno congiunto del ministero della Difesa italiano con quelli di altri paesi per la produzione di armamenti. Le prime dieci istituzioni per prestiti e finanziamenti alle industrie produttrici di sistemi nucleari hanno tutte sede negli Stati Uniti: si tratta di State Street (20,4 miliardi di dollari), Capital Group of Companies (19,5 milardi), Blackrock (19,3 miliardi), Vanguard Group (13,7 miliardi), Bank of America (12,2 miliardi), JP Morgan Chase (11,9 miliardi), Evercore Partners (8,6 miliardi), Citi (8,2 miliardi), Goldman Sachs (6,6 miliardi) e Fidelity Investments (6,2 miliardi). 

Quello che occorre oggi non è soltanto il monitoraggio o la denuncia di traffici illeciti di armi ma soprattutto una regolamentazione a livello europeo di tutte le attività finanziarie legate al commercio di armi e soprattutto delle varie attività di intermediazione da parte dei brokers per arrivare a delle direttive comunitarie trasparenti e soprattutto severe nel finanziamento al commercio di armi. Mancano inoltre i dettagli nelle operazioni finanziarie sul commercio di armi che spesso favoriscono le banche estere per nulla sotto pressione e spesso tutelate.

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