Il servizio studi di Intesa Sanpaolo sostiene che le riforme annunciate dal premier (che non sono ancora arrivate) hanno già convinto gli italiani. Ma per fare ripartire i consumi serve "l'implementazione di tali misure nei tempi previsti"
Le riforme annunciate da Metteo Renzi non sono ancora arrivate, ma hanno già convinto molti italiani. E’ quanto sostiene il senior economist del servizio studi di Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli, commentando il dato sulla fiducia dei consumatori, che a marzo ha raggiunto quota 101,7 dai 97,7 punti di febbraio, toccando il valore più alto da giugno 2011. Il valore di marzo diffuso dall’Istat, che rappresenta il primo sondaggio sulla fiducia dopo l’insediamento di Renzi a palazzo Chigi, ha superato la soglia dei 100 punti come non accadeva da settembre 2013.
“Sul deciso recupero della fiducia dei consumatori sembra aver inciso l’evoluzione politica che ha portato dalla inattesa crisi di governo di metà febbraio non soltanto alla rapida formazione di un nuovo esecutivo ma anche alla presentazione di un ambizioso programma di riforme“, commenta l’economista di Intesa Sanpaolo, sottolineando che “la promessa di sgravi Irpef per 10 milioni di contribuenti sembra aver favorito il maggior ottimismo delle famiglie”. In sintesi – aggiunge Mameli – “il dato conferma la nostra idea che l’evoluzione del quadro politico, come aveva pesato sulla fiducia a febbraio, potesse favorire un deciso rimbalzo a marzo. Il miglioramento in ogni caso pare non peregrino e il trend a nostro avviso, al di là della volatilità mensile, resta quello di un recupero del morale dei consumatori”.
Per la ripresa dei consumi, però, bisogna sperare che Renzi mantenga le promesse. Secondo l’economista, infatti, i consumi “attesi sostanzialmente stagnanti quest’anno (+0,1%) potrebbero mostrare una crescita ben più apprezzabile (+0,4%) nel caso di implementazione nei tempi previsti di tali misure”. Tornando ad analizzare i dati Istat, Mameli spiega che particolarmente positivo è il fatto che l’indice sulle aspettative delle famiglie in merito alla situazione economica generale sia tornato in positivo a +2 (da -20) e che le attese di disoccupazione sono scese da 64 a 44 punti, mentre segnali negativi arrivano dal peggioramento delle attese sul risparmio e dei giudizi su bilancio familiare e opportunità di acquisto di beni durevoli.
Sempre dall’Istat arrivano numeri tutt’altro che rassicuranti sul fronte delle vendite al dettaglio, che sono ancora in stallo. Il dato ha segnato a gennaio una crescita nulla rispetto a dicembre, mentre è sceso dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Insomma anche l’inizio del 2014 vede il commercio al palo, incluso il comparto alimentare: fermo su base mensile e in flessione dello 0,1% rispetto a gennaio del 2013. E anche per il resto dei prodotti gli introiti languono (-0,1% su base mensile, -1,3% nel confronto annuo). In particolare l’Istat segnala che risultano in crescita solo due settori: profumeria e cura della persona (+1,7%) e dotazioni per informatica e telefonia (+0,2%). Per tutto il resto si registrano solo cali, con i comparti della cartoleria (-3,0%) e dei prodotti farmaceutici (-2,2%) che subiscono rilevanti sforbiciate.