Venerdì 21 marzo presso la prestigiosa sala Alessi di Palazzo Marino il Comune di Milano ha organizzato la presentazione di un libro molto importante,Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia (edizioni Ediesse) a cura delle volontarie della fondazione Nilde Iotti. Questo incontro fortemente voluto dalla consigliera Rosaria Iardino, giornalista, esperta di diritti civili e presidente dell’associazione Donneinrete e moderato da Serena Dandini è stato arricchito dagli interventi delle relatrici, fra cui Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco, Livia Turco, presidente della fondazione Nilde Iotti, Emilia De Blasi, senatrice, Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano, solo per citarne alcune.
Perché si tratta di un libro fondamentale? Perché racconta il cammino lungo e faticoso ma denso di frutti che le donne, costituenti, legislatrici, politiche, leader di movimenti e associazioni, hanno percorso dagli albori della nostra Repubblica fino ad oggi per promulgare leggi per le donne del passato, del presente e del futuro.
Come ha giustamente ricordato Livia Turco, quando si parla della storia italiana si menzionano sempre “i padri” della Repubblica mentre non si ricorda mai il ruolo importantissimo delle “madri“, ovvero delle 21 costituenti che con la loro giovane tenacia e decisione nel 1946 hanno contribuito in maniera fondamentale alla stesura della nostra Costituzione.
Fra le conquiste più importanti per il progresso e l’emancipazione del nostro Paese va ricordata la legge che nel 1945 ha concesso il voto alle donne. Nel 1946 è stato riconosciuto alle stesse anche il voto passivo, ovvero la possibilità di candidarsi ed essere elette.
E’ del 1950 la legge che vieta il licenziamento delle madri fino al primo anno di vita del bambino e garantisce una copertura economica dopo la gravidanza: fino ad allora non esisteva alcuna tutela per le lavoratrici, il datore di lavoro poteva licenziarle in caso di gravidanza e, fino al 1963, grazie alla “clausola di nubilato“, persino in caso di matrimonio. Tuttavia bisogna sottolineare che anche oggi, purtroppo, è in uso l’odiosa pratica delle dimissioni in bianco che costituisce un pericoloso ed illegale arretramento.
Nel 1956 viene introdotta la parità retributiva tra uomo e donna, tale sulla carta, ma spesso non rispettata se teniamo conto dei dati del Global Gender Gap Index che vedono l’Italia da troppi anni oscillare tra il settantesimo e l’ottantesimo posto fra 135 paesi del mondo per quel che riguarda la disparità tra i generi nell’accesso a posti di potere e responsabilità, nonché la disparità nella retribuzione.
Dal 1963, grazie alla legge, le donne possono accedere alla magistratura, dal 1981 possono diventare poliziotte mentre è solo dal 1999 che possono entrare nell’Arma dei carabinieri, come hanno testimoniato alcune carabiniere in divisa presenti all’incontro.
E’ solo dal 1968 che l’adulterio femminile non è più considerato un reato e i meno giovani si ricorderanno certamente della “Dama Bianca” di Fausto Coppi. Le dame bianche che oggi balzano all’attenzione della cronaca si sono rese colpevoli di reati ben più gravi ma allora, negli anni 50, Giulia Occhini soprannominata la “Dama Bianca” per via di un cappotto, denunciata dal marito, fu costretta ad affrontare un processo e a scontare un mese di carcere e un periodo di arresti domiciliari con l’accusa di aver instaurato una relazione extraconiugale con il famoso ciclista.
Nel 1981 viene finalmente cancellato il cosiddetto delitto d’onore che consentiva ai colpevoli di omicidio “feriti nell’onore” dal tradimento di una moglie o di una amante di scontare pene irrisorie e, dato aberrante, bisognerà aspettare addirittura fino al 1996 affinché la violenza sessuale venga considerata reato contro la persona e non reato contro la pubblica morale. Va da sé che prima del 1996 le pene per gli stupratori non erano nemmeno minimamente proporzionate al reato, pene che sono state ulteriormente inasprite grazie alla legge sul femminicidio approvata in senato durante la scorsa legislatura e che richiede comunque un ulteriore sforzo e lavoro in nome della prevenzione e del cambiamento culturale.
Nel 1971 vengono istituiti la scuola materna e gli asili nido comunali ma sappiamo bene quanto la mancanza di fondi renda oggi difficile se non impossibile l’accesso a questi servizi che dovrebbero essere invece garantiti dal welfare pubblico.
Un altro esempio di come leggi importanti a favore delle donne vengano spesso disattese o non applicate è la mancanza di informazione perché, sebbene esista dal 1998 l’assegno di maternità per le disoccupate e per le casalinghe, Livia Turco sottolinea che il numero di coloro che ne usufruiscono è molto basso.
Nel volumetto sono menzionate naturalmente anche le leggi più famose, quella sull’aborto del 1970 e quella sul divorzio del 1978. A tale proposito bisogna sottolineare che la prima oggi viene disattesa da un numero crescente di medici obiettori di coscienza con conseguente ed allarmante aumento di aborti clandestini.
Senza queste leggi, elencate in ordine cronologico, oggi diritti considerati sacrosanti e intoccabili non esisterebbero, pertanto occorre più che mai ribadire e ricordare alle nuove generazioni le battaglie fatte in passato in nome di una libertà e di una civiltà che vanno continuamente e strenuamente difese.
E’ nostro dovere rimanere vigili per non permettere a nessuno di toglierci i diritti acquisiti e bisogna continuare a lottare per ottenerne di nuovi.