Sono passati un anno e 5 mesi dalla mattina in cui Daniela Santanché in una trasmissione ha cercato di nascondere i fatti con gli insulti e le menzogne. Non potendo ribattere nel merito con argomenti convincenti sui suoi rapporti con Bpm, l’ex sottosegretario del Governo Berlusconi ha spostato il baricentro dell’attenzione del pubblico dallo scandalo dei suoi fidi facili al battibecco mediatico con il giornalista de il Fatto Quotidiano.
La tecnica è antica: trasformare un momento nel quale i telespettatori possono conoscere la verità sugli affari di un politico in una rissa da pollaio come se ne vedono tante. Nel talk show all’italiana la verità lascia il posto all’opinione e l’informazione si arrende allo spettacolo.
Nessuno deve smontare il teatrino svelando la vera faccia dei politici seduti sulle poltrone. Anche quando capita, come quella mattina, che il politico sia protagonista di uno scandalo bancario in prima pagina su il Fatto Quotidiano e su l’Espresso, il conduttore evita il tema spinoso. Permette impunemente all’ospite di vantarsi della sua attività di imprenditore (della quale i giornali svelano i retroscena grazie alle intercettazioni) e il dibattito scorre via sulla difficoltà delle piccole imprese ad avere credito, nonostante la presenza in studio della prova vivente che la stretta creditizia non è uguale per tutti.
La regola non scritta del talk è che nessuno deve ricomporre lo scollamento tra la realtà vera dei comportamenti e la realtà parallela delle parole, finte. L’obiettivo del dibattito non è informare il pubblico a casa ma intrattenere e ottenere il massimo dello share facendo bella figura. Per questo le le notizie non devono disturbare le opinioni.
Il conduttore Andrea Vianello è un bravo giornalista ma quella mattina doveva interpretare al meglio il suo ruolo di conduttore facendo la sentinella del confine tra realtà e talk cercando di limitare al minimo il danno prodotto dall’irruzione dei fatti nel suo teatrino: “Lillo al volo” oppure “Lillo in una frase così poi replica la Santanché” e poi “Buono Lillo un attimo” . Se Daniela Santanché lo richiamava all’ordine “Scusi Vianello anche lei bisogna stare attenti a queste cose qua perché poi ci ritroviamo in tribunale”, lui si metteva subito sull’attenti “No la Santanché ha ragione (dopo aver detto ‘stronzo’ due volte, senza che Vianello alzasse un sopracciglio) se tu non spieghi di cosa si parla perché se no sembrano accuse generiche”.
Dopo un anno e cinque mesi da quel dibattito mattutino ad Agorà, la Procura di Milano ha chiuso le indagini confermando che quanto sostenevo nel 2012 sui rapporti tra Santanché e Bpm era vero. Secondo i pm, i manager della banca “in conflitto di interessi con la posizione di dirigenti di Bpm hanno concorso a compiere nell’interesse esclusivo di Daniela Santanchè atti di disposizione del patrimonio di Bpm facendo ottenere a dette società finanziamenti per circa 2,8 milioni di euro, deliberati nel dicembre del 2009 e agosto 2010 con successive proroghe di scadenza, con la consapevolezza di recare pregiudizio della banca, posto che le società finanziate erano prive di affidabilità bancaria essendo in condizioni di fragilità economico-patrimoniale e in difetto di valide garanzie, tanto che la esposizione non si è ridotta nel periodo successivo e che nel dicembre del 2012 è stato negoziato un piano di rientro”. Daniela Santanché non è indagata per quei crediti facili in danno della Bpm ma i manager che li hanno concessi cedendo alle sue richieste sì.
I fatti sono del 2009-2010. Il rischio prescrizione incombe ma è importante che un giudice stabilisca perché un politico berlusconiano, ex sottosegretario e poi membro della commissione bilancio della Camera abbia avuto tutti quei soldi da Bpm.
In Germania un presidente della repubblica si è dimesso per un mutuo a tasso agevolato (salvo poi uscire indenne dall’indagine dopo le dimissioni) mentre in Italia Daniela Santanché continua a circolare indisturbata nei talk show senza che nessuno mai le chieda conto dei fidi milionari ottenuti senza garanzie reali.
Lo spread tra i due paesi si misura anche da queste cose.