Un taglio netto col passato e con la filosofia dei “tagli immotivati”. E’ il senso delle parole di Giorgio Napolitano, il cui monito arriva con tempi (oggi il Senato è chiamato a votare il ddl Delrio che prevede il taglio delle Province) e destinatari che non possono passare inosservati, nonostante la ‘benedizione’ di Matteo Renzi, che da Scalea ha sottolineato di “condividere totalmente” la presa di posizione presidenziale. Il Capo dello Stato, del resto, ha bocciato senza mezzi termini quanto fatto in passato, tirando in ballo la spending review inaugurata dal Governo Monti, da lui stesso voluto a Palazzo Chigi dopo la caduta del Berlusconi Quater. Non solo. Quanto detto dal Presidente della Repubblica sembra essere anche un messaggio chiaro nei confronti di chi sta lavorando nella contingenza sulla riduzione della spesa pubblica, ovvero il commissario ad hoc Carlo Cottarelli.
“Basta tagli immotivati” ha detto Napolitano, che ha chiesto a chi di dovere di ricalibrare il modus operandi. Senza giri di parole: “La Spending review dovrebbe intervenire con capacità selettiva, il che però presuppone discorsi che ancora assai poco vengono fatti” ha detto il Presidente, secondo cui è necessario considerare “quali sono le presenze realmente essenziali per l’interesse nazionale”. Il motivo? “Ritengo ci sia una grossissima questione: il passaggio da tagli che abbiamo conosciuto assolutamente immotivati a tagli ragionati in base a un nuovo ordine di priorità” ha fatto sapere il Capo dello Stato. Da “tagli immotivati” a risparmi “in base a nuove priorità”: ciò che viene chiesto, quindi, è un cambio di rotta o, meglio, una nuova messa a fuoco dei confini dell’operazione. Il che significa solo una cosa: quanto fatto finora non è stato soddisfacente. Un giudizio per deduzione che tira in ballo non solo l’operato di Monti, ma anche quello di Cottarelli. E infatti Napolitano non lo manda a dire: “Vi confesso che, nonostante lo sforzo di Cottarelli”, aspetto che venga il “il tempo delle scelte effettive rispetto alla massa di dati” finora raccolti.
Un messaggio diretto a chi ha orecchie per intendere, visto che per l’inquilino del Colle il tema dei tagli alla spesa pubblica è assai rilevante a va affrontato con una ratio diversa, quando, ha ribadito, ci sono stati “tagli assolutamente immotivati, che non richiedevano quasi motivazione”. “Erano tagli e basta – ha sottolineato il Presidente – sulla base di percentuali e di parametri, indipendentemente da quello che c’era dietro ai numeri”. Quindi “la questione è grossa perché non c’è segmento di spesa pubblica che non abbia in sè interessi fondamentali, interessi non fondamentali, particolari o generali. E’ un coacervo sul quale la spending dovrebbe intervenire con capacità selettiva”. Un’operazione che, evidentemente, non è ancora iniziata.
Per il presidente della Repubblica, del resto, “deve emergere una certa razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica” che deve tener presente “un nuovo ordine di priorità” poiché non basta “semplicemente assecondare un livello più basso di finanziamento pubblico”. Bisogna anche vedere, ha spiegato Napolitano, “le non priorità attuali” pur non rinunciando ad aggredire “le posizioni diventate quasi di rendita per tanti fruitori del finanziamento pubblico”. Un lavoro su due livelli, quindi: intervenire sul presente e al contempo avere uno sguardo lungo sul futuro. Anche in questo senso Napolitano è stato chiaro: sul delicato tema dei tagli alla spesa pubblica serve una “discussione seria” e non fatta sotto la pressione di “un’urgenza” che porta a chiedersi “quanto risparmieremo l’anno prossimo”, “occorre portare lo sguardo un po’ più lontano”. Il premier Matteo Renzi, da Scalea, dice di “condividere totalmente” le parole di Napolitano. Cottarelli chissà.