E’ il 13 giugno 2008: Giuseppe Uva, 43 anni, perde la vita su un letto del reparto psichiatrico dell’ospedale di Circolo di Varese, dopo essere stato trattenuto per oltre due ore nella caserma dei carabinieri di via Saffi. Quella sera, Giuseppe e il suo amico, Alberto Biggiogero, transennarono una strada di Varese, ma furono sorpresi e fermati da una pattuglia dei carabinieri. Il resto è noto: Bigioggero resta solo in una stanza e sente dall’altra urla e rumori che lo spaventano. Così decide di chiamare il 118, ma l’operatore del servizio telefona a sua volta alla caserma per accertarsi dell’accaduto. Il carabiniere che riceve la telefonata smentisce che stia succedendo qualcosa di grave. Giuseppe Uva morirà l’indomani. Il magistrato incaricato delle indagini, Agostino Abate, punta subito l’attenzione sull’ospedale, escludendo responsabilità da parte dei carabinieri. Nel giugno 2013, la corte d’Appello assolve definitivamente lo psichiatra Fraticelli, scagionando il personale medico. Secondo i giudici, quindi, le indagini vanno rifatte, partendo dalla caserma. L’8 ottobre 2013, il gip respinge l’ennesima richiesta di archiviazione del pm Abate e gli intima di svolgere nuove indagini. Il 31 dicembre 2013 Abate presenta una nuova richiesta di archiviazione, puntualmente respinta dal gip Giuseppe Battarino, che in un dispositivo di 16 pagine critica ampiamente il lavoro condotto dal pm, a cominciare dall’interrogatorio da lui svolto il 26 novembre 2013 nei confronti di Alberto Biggiogero. Ed è proprio uno stralcio di tale interrogatorio che viene proposto dalla trasmissione “Chi l’ha visto” (Rai Tre). “Il pm Abate ha trattato Biggiogero con ostilità e frammentarietà”, si legge nel verbale del gip, che ha stigmatizzato duramente l’interrogatorio, caratterizzato dalla “ricorrente modalità di vittimizzazione secondaria di un cittadino che ha ritenuto di denunciare dei comportamenti che riteneva illegali, a cui personalmente aveva assistito”. Il 25 marzo il procuratore capo di Varese Felice Isnardi toglie le indagini ai pm Abate e Arduini e assegna il compito di sostenere l’accusa in udienza preliminare a se stesso di Gisella Ruccia
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