Nell’aprile del 2012 Pierferdinando Casini annunciò lo scioglimento del partito. Ma ancora oggi l’Udc esiste e più che al centro della politica sembra essere nei pensieri di pubblici ministeri, giudici e Guardia di Finanza. Dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Roma di Lorenzo Cesa per finanziamento illecito, per lo stesso reato incassa una condanna a un anno grazie alle attenuanti l’ex tesoriere in uno dei processi per gli appalti Enav. 

Quando scoppiò lo scandalo Rocco Buttiglione di lui disse: “Non fa certe cose”. Oggi però per l’ex segretario amministrativo Giuseppe Naro è arrivato un primo verdetto di colpevolezza per la vicenda della tangente di 200mila euro che l’imprenditore Tommaso Di Lernia, sostiene avergli versato nel febbraio 2010. Naro ha sempre respinto l’accusa di concorso in finanziamento illecito, ma oggi il Tribunale ha accolto interamente le richieste del pm Paolo Ielo. “Ribadisco la mia totale estraneità alle accuse che mi sono state formulate. Per questo ricorrerò in Appello contro una sentenza ingiusta, certo che in tale sede – dice Naro –  si riuscirà a fare piena chiarezza su questa vicenda”. 

Secondo l’accusa fu Di Lernia, responsabile della Print Sistem, società legata ai subappalti  del colosso specializzato nella realizzazione di apparecchiature radar Selex (di cui hanno arrestato l’ex direttore operativo Stefano Carlini nell’indagine su Sistri), a versare il balzello al tesoriere dell’Udc. Ad accompagnarlo nell’ufficio di Naro, in via Due Macelli, in base a quanto ricostruito dagli inquirenti, fu Guido Pugliesi, ex amministratore delegato di Enav. 

Per la procura di Roma – che aveva chiuso le indagini nel maggio del 2012 – a confermare tale circostanza era anche il telefono cellulare di Di Lernia, risultato agganciato alla cella della zona in cui lavora Naro, ed il passaggio della sua auto nella zona a traffico limitato. Sia Naro sia Pugliesi, avevano respinto le accuse, mentre Di Lernia, che con le sue rivelazioni aveva consentito di aprire uno squarcio nel meccanismo degli appalti dell’Enav, avrebbe riconosciuto l’ex segretario amministrativo dell’Udc in una foto durante un interrogatorio. Naro invece dichiarò che “Di Lernia si propose dicendo che avrebbe voluto finanziare il partito in vista delle elezioni, facendo tutto secondo le regole. Mi era stato presentato da Guido Pugliesi, però non diede seguito a quelle sue intenzioni”. Il contributo di 200mila euro destinato a Naro, invece secono la tesi della Procura accolta dal Tribunale, fu la conseguenza di un accordo tra Lorenzo Cola (ex consulente Finmeccanica) e lo stesso Di Lernia, su richiesta e attraverso la mediazione di Pugliesi. Per l’episodio di via Due Macelli hanno già patteggiato la pena sia Cola, sia Di Lernia, mentre Pugliesi sarà giudicato con il rito ordinario a maggio. 

Il 31 gennaio scorso Di Lernia durante una delle udienze del processo aveva raccontato che i soldi furono consegnati a Naro perché non c’era Casini: “Quella mattina (2 febbraio 2010) l’allora Ad di Enav Guido Pugliesi mi disse che non c’era Pierferdinando Casini, ma che la valigetta che conteneva 200mila euro l’avremmo potuta consegnare a un’altra persona“. Nel corso della sua deposizione Di Lernia ha raccontato che quel giorno “in via dei Due Macelli” una persona si “presentò come Pippo e si scusò per averci ricevuto in una stanzetta perché nel suo ufficio era in corso una bonifica dopo la scoperta di una cimice“.

L’imprenditore, rispondendo alle domande del pm, aveva aggiunto che “Pugliesi non prendeva mai direttamente, personalmente soldi, ma mi indicava le persone a cui consegnarli. Erano dell’area dell’Udc”. E ancora: “In prossimità di non so quale campagna elettorale, mi disse che era meglio se Finmeccanica si fosse avvicinata all’Udc, tramite una dazione per sostenere la loro campagna elettorale. Non so se mi disse che era diretta a Casini o al partito di Casini. Quel 2 febbraio venne a prendermi all’ingresso Pugliesi. Dopo alcuni convenevoli, lasciai i soldi a Pippo, come eravamo d’accordo e dissi: ‘Ti lascio questo pensiero, spero vi faccia cosa gradita’”.

Non è la prima volta che l’ex parlamentare finisce nei guai. Nel 1992 Naro, da dimissionario presidente della Provincia di Messina, fu indagato per abuso d’ufficio. L’ inchiesta era relativa all’acquisto di 462 fotografie, raffiguranti paesaggi del Messinese, costate all’amministrazione provinciale 357 milioni di lire. Nell’aprile del 1993 Naro era stato arrestato per lo stesso reato, ma per un’altra vicenda. Tutte inchieste da cui era uscito indenne. E così nel 2005 Naro era diventato segretario amministrativo e nel 2006 era tra i nomi in testa di lista dell’Udc al Senato in Sicilia in cui si trovavano anche Totò Cuffaro e Calogero Mannino.

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