Dopo la debacle del 2012 la casa editrice presieduta da Marina Berlusconi archivia il 2013 in perdita per 185,4 milioni. L'ad Mauri: "Rispetteremo i nuovi impegni con le banche"
Rosso sempre più profondo per la Mondadori. L’editrice della famiglia Berlusconi ha chiuso il 2013 con una perdita netta di 185,4 milioni di euro su un margine operativo lordo negativo per 12,8 milioni e un fatturato in calo del 9,9% a 1,276 miliardi, confermando la tendenza del 2012 che aveva evidenziato un buco di 166,1 milioni. Per tappare le falle, il gruppo presieduto da Marina Berlusconi attingerà alle riserve. In particolare 170,6 milioni di euro arriveranno dalla riserva sovrapprezzo azioni, 5,3 milioni dalla riserva contributi in conto capitale e 51,1 milioni dalle riserve di utili.
Nonostante il risultato, però, Segrate vede rosa per il futuro. L’editrice sottolinea infatti che la performance nei primi mesi del 2014 è superiore alle previsioni. Questo grazie “ai buoni risultati delle attività e dei prodotti editoriali”, ma anche perché “le iniziative di riorganizzazione e di riduzione dei costi operativi impostate nel 2013” iniziano a dare i primi risultati. In particolare il progetto “cambio passo” intrapreso dall’azienda – che prevede risparmi complessivi per 100 milioni di euro a fine 2015 – è riuscito a dare una sforbiciata a tutte le voci di spesa. I tagli naturalmente hanno interessato anche i dipendenti: 267 dei 3.436 assunti a tempo determinato e indeterminato, sono stati colpiti da esuberi, il 7% del totale.
“Escludendo i costi non ricorrenti riferiti a queste ristrutturazioni – tirano quindi le somme a Segrate – il costo del personale è risultato nel 2013 inferiore del 10,1% rispetto all’esercizio precedente”. Mondadori, con le azioni avviate nel 2013 si pone l’obiettivo di uscire dal tunnel a fine 2016, quando a livello di margine operativo lordo (Ebitda)è atteso un dato superiore ai 100 milioni, “con tutte le attività che avranno un trend in miglioramento e una redditività positiva”. Per l’azionista di controllo Fininvest, in ogni caso, non si vedrà un dividendo prima del 2015. L’amministratore delegato Ernesto Mauri, in ogni caso, è sicuro che “rispetteremo i covenant (parametri finanziari da rispettare pena la restituzione del debito) appena rinegoziati con la banche”.