La vicenda riguarda i bilanci comunali tra il 2008 e il 2010, che secondo l’accusa sono stati consapevolmente alterati da artifici contabili di cui il primo cittadino era al corrente. Tesi respinta dalla difesa. Nel processo sono imputati anche i revisori contabili Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero De Medici. Il pm Sara Ombra aveva chiesto cinque anni per il politico del Nuovo centrodestra
Una voragine nei conti del Comune di Reggio Calabria di cui lui, secondo l’accusa, era consapevole. Il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti, ora esponente di spicco del Nuovo centrodestra ed ex Pdl, è stato condannato, come ex sindaco di Reggio Calabria, a 6 anni di reclusione. Al centro le autoliquidazioni dell’ex dirigente comunale Orsola Fallara, suicidatasi nel 2010, dopo aver misteriosamente ingerito dell’acido muriatico. Il pubblico ministero, Sara Ombra aveva chiesto cinque anni con le accuse di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico.
Scopelliti è stato condannato anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di una provvisionale di 120mila euro. I giudici del tribunale di Reggio Calabria hanno emesso la sentenza poco dopo le 20. Al momento della lettura del dispositivo, Scopelliti non era in aula. Il tribunale ha anche condannato per falso a tre anni e sei mesi di reclusione ciascuno gli ex revisori dei conti Carmelo Stracuzi, Domenico D’Amico e Ruggero De Medici. “Siamo ovviamente delusi dall’esito del processo, aspettiamo le motivazioni della sentenza”, ha detto uno dei difensori di Scopelliti, l’avvocato Aldo Labate.
Il tribunale di Reggio Calabria, dopo otto ore di camera di consiglio, aveva rigettato la richiesta di acquisizione di nuovi atti nel processo a carico dell’ex primo cittadino, ora presidente della Regione, e di tre ex revisori dei conti del Comune per le vicende legate alle autoliquidazioni che, secondo l’accusa, ha fatto l’ex dirigente dell’Ufficio finanza dell’Ente Orsola Fallara. Il Tribunale ha invece accolto la richiesta di acquisizione di memorie degli imputati nella parte in cui sviluppano argomentazioni difensive. L’avvocato Labate, difensore di Scopelliti insieme a Nico D’Ascola, aveva chiesto, in particolare, il deposito di ulteriore documentazione relativa al disavanzo di bilancio durante il periodo in cui Scopelliti è stato sindaco. “Da uno schema riassuntivo – ha sostenuto il legale – emerge con chiarezza che su 48 milioni di euro di debiti fuori bilancio, 36 sono riconducibili alla precedente amministrazione, inclusa la cosiddetta Peo, la Progressione economica orizzontale, deliberata precedentemente alla sindacatura di Scopelliti”.
Il processo è durato quasi un anno e mezzo e ha avuto origine dalle autoliquidazioni che, secondo la procura, aveva fatto l’ex dirigente dell’Ufficio finanze del Comune Orsola Fallara, suicidatasi nel 2010. Le parcelle che Orsola Fallara si liquidò, per un importo di 750mila euro, erano da mettere in relazione al suo incarico di rappresentante del Comune nella Commissione tributaria. L’inchiesta, avviata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria nell’ottobre del 2011, si è poi estesa e la Procura reggina ha disposto una serie di accertamenti tecnici sui conti del Comune dai quali sono emerse una serie di irregolarità nei bilanci dell’ente dal 2008 al 2010 pari a 170 milioni dei cui parlano gli ispettori del ministero dell’Economia per il disavanzo maturato tra il 2006 e il 2010. Della vicenda si sono occupati anche gli ispettori generali delle Finanze. Nel luglio del 2012 è stato disposto il rinvio a giudizio degli imputati, mentre il dibattimento ha avuto inizio il 7 novembre del 2012. Nel corso delle udienze sono stati sentiti numerosi testimoni dell’accusa e della difesa. Scopelliti, nel corso del suo interrogatorio, aveva riferito ai giudici che il 2 novembre del 2009 chiese conto alla Fallara delle autoliquidazioni delle parcelle e la funzionaria gli disse: “Mi vergogno, ma è tutto vero“. Da quel momento i “nostri rapporti – aveva detto Scopelliti ai giudici – si interruppero”.