Cari membri del governo Renzi, dobbiamo ringraziarvi. Per anni siamo rimasti arroccati su parole d’ordine che oggi finalmente, con voi, assumono un nuovo significato. Ebbene sì, ci avete davvero fatto “cambiare verso”, innanzitutto nel senso di emissione sonora. Prendi la “delocalizzazione”, con tutta la tristezza vetero degli stabilimenti all’estero, con lavoratori pagati e tutelati molto meno dei nostri. Vuoi mettere quanto è più figa a definirla “multilocalizzazione”, come ha fatto la ministra Guidi? E basta anche parlare di precarietà e dire che i neoassunti non avranno più l’articolo 18. Meglio spostare l’attenzione dal presente al futuro luminoso che li attende, inventandosi “i contratti a tutele crescenti”. Magari loro e i sindacati ci cascano. Tanto, nel favoloso mondo in cui ci avete fatto entrare, non ci sarà neanche più bisogno di “concertazione”: quella estenuante trattativa che “fa venire la nausea” al papà della Guidi, non piace neanche al ministro del Lavoro Poletti, per il quale “decide il governo” e “se sono insoddisfatti tutti (sia Cgil che Confindustria, ndr), allora ci abbiamo preso”. Lui, l’ex presidente della Lega delle Cooperative, che a Ballarò dichiarò: “Sono orgoglioso di questo conflitto d’interessi”, “di rappresentare un milione e mezzo di occupati”, “ho giurato sulla Costituzione”. Peraltro, Delrio docet, “su eventuali conflitti d’interesse vigilerà personalmente il premier”. E noi che ci scandalizzavamo quando a dire così era Berlusconi! Non capivamo niente. E sbagliavamo a credere che la legge sul conflitto d’interessi fosse una “priorità”, come diceva Renzi durante le primarie contro Bersani. Ma dai, che problema c’è?

Grazie di averci aperto gli occhi pure sulla questione morale: averci fatto capire che una casa pagata da un imprenditore in affari con il comune che amministriamo è solo “il legame privilegiato che intercorre tra gli amici di una vita”, e non ha nulla a che vedere con “Formigoni che fa le vacanze a sbafo sullo yacht di un finanziere in affari con la Regione Lombardia” (copyright Gramellini). E che sottosegretari, viceministro e ministro indagati devono restare al loro posto perché c’è “la presunzione d’innocenza”. Lontani i tempi in cui Renzi chiedeva le dimissioni di Penati o della Cancellieri, che manco era indagata. Il verso è cambiato. Giustizialisti, disfattisti, pessimisti lo capite o no che dal Medioevo siamo finalmente entrati nel Rinascimento? Se poi qualcuno si azzarda a criticare l’Europa basta bollarlo come “antipolitica” (anche se sono forze marcatamente politiche), o dire “abbiamo abolito le province” e il finanziamento pubblico ai partiti (tanto chi va a controllare). Come per i giornali, è il titolo a fare il pezzo, no?

Caro governo Renzi, come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa “Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!”. Grazie per averci ri-alfabetizzato, già viviamo meglio. Solo un consiglio per completare il lavoro: non parlate più di destra, sinistra, larghe intese: chiamatelo governo e basta. In fondo, sarete il nostro governo per i secoli a venire, giusto?

Un cordiale saluto.

il Fatto Quotidiano, 28 Marzo 2014

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