La riflessione scaturisce dalla lettura di una nota scritta, sulla sua pagina Facebook, dal cantautore tarantino classe 1984, Michele Maraglino, uno che nel mondo della musica è immerso fino al collo. È anche il fondatore di un’etichetta discografica, La Fame Dischi, con la quale ha prodotto anche il suo primo disco intitolato I Mediocri.
Sul tema “come orientarsi nel mare magnum della musica” un ottimo libro è quello scritto da Daniele Coluzzi intitolato Rock in Progress per i tipi della Effequ. Coluzzi, che nel frattempo ha anche messo su una band, con questo piccolo manuale ha cercato di fornire le migliori risposte agli “interrogativi che divorano tutti i gruppi, prima o poi, e che non sempre ricevono risposte chiare e univoche”. Come per esempio, su qual è il modo migliore per promuovere senza rischiare di farsela rubare, la propria musica. Come decidere se depositarla o meno alla Siae, od optare o meno per l’autoproduzione. Coluzzi fa luce anche sui misteri della Siae e delle formule contrattuali grazie all’apporto di Andrea Marco Ricci, presidente di Note Legali, l’Associazione italiana per lo studio e l’insegnamento del diritto della musica.
Quello che segue è, invece, il racconto di Michele Maraglino sulla sua condizione di “aspirante musicista-retribuito” corredato da qualche consiglio rivolto soprattutto ai giovanissimi desiderosi di uscire dalle cantine o garage per far sentire la loro musica al mondo esterno: “All’inizio è davvero follia. La Rete dà un’enorme opportunità di farti conoscere, ma poi è dal vivo che si gioca la partita. Ecco perché i locali ricevono tantissime richieste e proposte: tutti vogliono suonare, perché suonare dal vivo è importantissimo. Ma il fatto che ci sia tantissima gente che suona e vuole esibirsi genera diverse problematiche. Dal locale che riceve infinite richieste ogni giorno e non riesce a dare la giusta attenzione a tutti e deve per forza fare una scrematura in base a quello che si dice in giro dell’artista che si propone (spesso suona di più chi si sa vendere meglio e non chi è più bravo), al locale che fa il furbo e se ne approfitta di tutta questa ‘domanda’ e paga pochissimo (o non si preoccupa minimamente di avere la giusta attrezzatura, tanto meno un fonico), tanto è sicuro di trovare sempre qualcuno disposto a suonare a qualsiasi prezzo (o anche gratis) e in qualsiasi condizione.
Il vero problema è il pubblico. Generalmente non è curioso di scoprire nuovi artisti andandoli a sentire dal vivo. Del resto, siamo tutti bombardati da nuova musica tutti i giorni. E poi alla gente non gliene frega niente dello sconosciuto che suona nel localino sotto casa, preferisce andare in qualche live club grosso dove si esibiscono i più famosi del circuito oppure andare ai concerti delle grandi star (nazionali e internazionali) che tra l’altro non vendendosi più dischi, si esibiscono con più frequenza. Ovviamente non è tutto così. Ci sono locali appassionati che propongono artisti emergenti per il loro semplice gusto e per la voglia di farli scoprire al proprio pubblico, e poi ci sono persone appassionate e curiose che vanno a sentire anche lo sconosciuto sotto casa. Esistono serate in cui suoni davanti a tre, quattro persone e altre sere in cui va meglio. È davvero dura all’inizio.
Ci sono tantissimi progetti validi in giro che suonano pochissimo e poi c’è tanta fuffa. Il consiglio è quello di non mollare mai. Scrivere a tutti i locali che si conoscono, cercarne altri su Internet, sia nella propria zona sia fuori. Prima o poi qualcuno risponde sempre. È solo che ci vuole tempo e tanta pazienza. Non bisogna fermarsi ai primi ‘la programmazione è chiusa’, ‘ti facciamo sapere’, ecc. Bisogna scrivere e riscrivere, mandare video di proprie performance live e link in cui poter ascoltare la musica che si fa. Questo sia quando si cercano date sia quando ci si propone a etichette o agenzie booking. Nella maggior parte dei casi quando si inizia si è completamente da soli con la propria musica e occorre fare tutto da sé (promuoversi, cercare date, girare videoclip, ecc.). Non sempre questo è un male. Prendete il mio caso ad esempio: a furia di fare tutto da solo, alla fine ho aperto un’etichetta”.