Il centro alle porte di Bologna fu duramente colpito dal sisma del 2012. Il 30 marzo l'amministrazione comunale presenta il progetto Pieveloce che si basa su collaborazione tra pubblico e privato. L'assessore Pirani: "Porteremo nelle case e nelle aziende la più performante fibra ottica disponibile sul mercato, senza l’intermediazione di altre tecnologie. E senza spendere un solo euro dei contribuenti"
Creare una smart city dalle macerie del terremoto senza spendere soldi pubblici. Sembrerebbe un obiettivo ambizioso quello di ricostruire una città gravemente danneggiata dai fenomeni sismici del maggio 2012 all’insegna dell’innovazione, per di più a costo zero per le casse comunali, invece Pieve di Cento, circa 7.000 abitanti a 30 chilometri dalle porte di Bologna, alla fine ce l’ha fatta. Il 30 marzo, infatti, l’amministrazione guidata dal sindaco Sergio Maccagnani presenterà il progetto Pieveloce, “che entro 2 anni – racconta l’assessore comunale allo Sviluppo economico, Alessandro Pirani – porterà nelle case e nelle aziende di tutti i pievesi la più performante fibra ottica disponibile sul mercato, senza l’intermediazione di altre tecnologie”. E senza spendere un solo euro dei contribuenti.
Il ‘modello Pieve’, primo del suo genere in Italia, si basa sulla collaborazione tra il pubblico e il privato, e cioè tra il Comune, l’operatore telefonico locale Nexus Spa e Lepida Spa, la società pubblica costituita dalla Regione Emilia Romagna per la gestione della rete regionale a banda larga delle pubbliche amministrazioni. “In pratica – spiega l’assessore Pirani – funziona così: Nexus ha scelto di investire a spese proprie nella realizzazione del cablaggio in fibra ottica sfruttando la rete di Lepida, che a sua volta ha accettato di sperimentare con noi un sistema per contrastare il digital divide rendendo favorevole l’acquisto della banda ultra larga. Per quanto ci riguarda, come amministrazione, ci siamo limitati a fare qualcosa che raramente in Italia accade: evitare di mettere i bastoni tra le ruote”.
Secondo Pirani, infatti, il principale ostacolo alla diffusione delle smart cities in Italia è la burocrazia: “Da burocrate posso dire che è la macchina statale a rendere difficile, se non impossibile, l’innovazione. Ebbene, in questo caso abbiamo cercato di semplificare l’iter per autorizzazioni e permessi, e abbiamo messo a disposizione di Nexus la rete preesistente di illuminazione cittadina: la fibra ottica passerà dai tubi di proprietà del Comune, e i lavori necessari ad attivare la rete saranno così ridotti al minimo”. Da qui il motivo per cui Pieveloce al Comune non costerà un solo euro. Per i cittadini, invece, il prezzo per collegarsi a internet con la nuova banda ultra larga, 30 mbps in download e 10 mbps in upload, sarà di 39,32 euro al mese (più 180 euro per l’attivazione): “Più o meno quanto una famiglia spende con uno qualunque dei grossi operatori telefonici, che però offrono un servizio di minore qualità”.
Un’idea alla quale l’amministrazione di Pieve di Cento lavorava già prima del terremoto, “lo sviluppo di un centro abitato – sottolinea Pirani – passa per l’innovazione”, e che è stata portata avanti anche quando la città ha iniziato a ricostruire le case, le aziende, le scuole, le chiese e gli edifici pubblici devastati dai fenomeni sismici. “Non abbiamo voluto lasciarci fermare da ciò che è successo, anzi, abbiamo trasformato Pieve in un laboratorio. E il risultato è un modello di smart city inedito che prossimamente Lepida esporterà anche in altre città”. “Perché fondamentalmente – sottolinea Andrea Fini, direttore di Nexus – questo sistema è sostenibile per tutti i Comuni, e anche per moltissime aziende, che con un investimento ridotto, dai 15.000 ai 30.000 euro a seconda della zona, possono incrementare i propri clienti contribuendo al superamento del digital divide, in ottemperanza agli obiettivi fissati dal rapporto Caio e alle direttive dell’Agenda digitale europea per il 2020, rispetto alle quali l’Italia è in notevole ritardo”.
Il modello elaborato, per Pieve, è motivo d’orgoglio, anche perché non ha richiesto alcun finanziamento da parte dello Stato. E in più collega la cittadina emiliano romagnola a due snodi importanti per il web, Milano e Amsterdam, crocevia di un’autostrada virtuale di cui ora anche Pieve fa parte. “Non solo non esiste un sistema simile in tutto il paese – puntualizza Pirani – ma saremo i primi a creare una smart city a banda ultra larga accessibile a tutti gli operatori interessati a partecipare, che potrà essere in futuro implementata senza dover intervenire nell’infrastruttura. Persino Bologna, che recentemente ha sottoscritto un accordo con Metroweb per portare la fibra ottica a casa di 40.000 famiglie, non usa la stessa tecnologia. E poi in Italia il 70% dei Comuni è al di sotto dei 5.000 abitanti, quindi, se ci siamo riusciti noi, perché non dovrebbero farcela anche altre città?”.
I vantaggi, secondo l’amministrazione pievese, a lungo termine saranno significativi. “Il terremoto ha indotto molti abitanti emiliani a trasferirsi altrove, il mercato immobiliare ha subito una battuta d’arresto, e speriamo che Pieveloce induca altre famiglie a venire a vivere nella nostra città”. E poi ci sono le aziende emiliano romagnole, quel tessuto produttivo che un tempo valeva il 2% del Pil nazionale e che oggi vive una crisi nella crisi causata dalla rovina che i fenomeni sismici si sono lasciati alle spalle. Per le imprese pievesi la fibra ottica arriverà entro 1 anno, connettendo lungo la strada anche le scuole: “I piccoli Comuni sono poco interessanti per i grandi operatori telefonici, sono considerati a fallimento di mercato, e le aziende solitamente devono spendere molto per adattarsi, quindi Pieveloce rappresenterà una svolta per chi lavora con il web. Entro la fine dell’anno collegheremo la zona industriale, speriamo di invogliare altre realtà produttive a stabilirsi qui: sarebbe davvero importante, per noi, contribuire a ridare impulso a un’economica duramente danneggiata dal terremoto, oltre che dalla recessione”.