Oggi su Whitehall, la via che ospita diversi ministeri e che rappresenta il cuore pulsante del governo inglese e della città di Londra, sventola la bandiera arcobaleno. Pieno appoggio dunque dal premier Cameron e dai ministri alla celebrazione delle prime nozze gay nel Regno Unito.

La legge sul matrimonio egualitario è infatti entrata in vigore lo scorso 14 marzo, sicché oggi, dopo il termine canonico per le pubblicazioni matrimoniali, è possibile per le prime coppie convolare a giuste nozze.

L’Inghilterra ha dal 2004 una legge sulle unioni civili che di fatto ha da tempo parificato in ogni aspetto le partnership domestiche con il matrimonio. Ciò che mancava, però, era la piena uguaglianza dell’istituto: consentire alle coppie gay e lesbiche non di sposarsi come fanno le coppie di sesso diverso, bensì concludere un’unione civile praticamente identica negli effetti al matrimonio rappresentava infatti una frattura profonda nel principio di uguaglianza, che la classe politica non ha potuto ignorare.

O si hanno gli stessi diritti e la stessa dignità, oppure non si è uguali: si è insomma cittadini di serie B.

Impressionante è anche la presa di posizione del primate della Chiesa anglicana, l’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby. Dando un segnale di distensione rispetto a una questione che ha rischiato e rischia di spaccare la Chiesa nazionale, l’Arcivescovo si è limitato a ricordare, senza prendere posizione ufficialmente, che è dovere di ogni cristiano amare ogni essere umano come ha fatto Gesù.

Parole che, pur esprimendo la difficile posizione politica di Welby, sicuramente rispecchiano un’intima convinzione che anche le persone omosessuali fanno parte della Chiesa, e che l’amore che lega molti di loro non può essere semplicemente ignorato da chi professa l’amore per il prossimo come regola di vita.

E da noi? Da noi il Presidente della provincia di Milano Guido Podestà (Ncd) ha dichiarato che non darebbe mai in adozione un orfano a una coppia gay così come non lo darebbe a Totò Riina. In Inghilterra i gay possono sposarsi, da noi sono considerati al pari di assassini e mafiosi.

Un parallelo indegno di un Paese civile, soprattutto detto da uno che appartiene a un partito cui molti non hanno e non darebbero mai il loro voto proprio perché non l’hanno dato e non lo darebbero mai a Totò Riina.

 

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