“Per tagliare la testa alle mafie è fondamentale restituire le loro ricchezze alla collettività“. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ribadisce l’assunto di fondo che muove l’impegno dell’associazione antimafia che ha fondato più di dieci anni fa in un convegno sui beni confiscati a Montecitorio. “Sono passati 32 anni dalla legge Rognoni-La Torre che ha concepito l’uso sociale dei patrimoni mafiosi, oggi però stiamo facendo passi indietro. Non è possibile – chiosa – che da un oltre un anno non sono più disponibili i dati sulle confische“. Difronte all’inutilizzo di una buona parte dei patrimoni sottratti alla criminalità, don Ciotti propone una riforma dell’Agenzia nazionale dei Beni confiscati. “E’ necessario che sia messa in condizione di lavorare efficacemente, non servono tante sedi ma basta una centrale a Roma (attualmente è a Reggio Calabria, ndr) sotto la competenza non solamente del ministero dell’Interno ma di tutto il Consiglio dei Ministri”. “La legge attuale deve essere modificata – afferma Rosy Bindi, deputata Pd e presidente della Commissione Antimafia – Fin dal momento del sequestro la magistratura deve lavorare con l’Agenzia che dovrebbe fare rete fra banche, imprenditori e forze sociali per restituire alla legalità aziende mafiose” di Annalisa Ausilio
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