Il nuovo progetto del rapper calabrese Kento è un viaggio nelle proprie Radici (Relief, 2014) musicali ed esistenziali. Un viaggio che però non è mai “nostalgia delle radici, si chiama vita, appartenenza, sangue, amore e cicatrici”. Kento fonde il suo amore per il rap con il blues, il cantautorato italiano e lo spoken word d’oltreoceano. Un progetto ambizioso che innalza il livello della scena hip hop italiana, sia per i testi che per la musica. Un suono militante come sintetizza il primo singolo, Musica Rivoluzione. Bellissima anche, RC Confidential, una ballad che il cantante dedica alla bellezza e ai problemi della sua città.
Perchè Radici?
Mi piace, perché è un titolo aperto, da una parte ci sono le radici del rap che si ritrovano nel blues e nella prima musica afro-americana, e dall’altra le mie radici culturali e personali, perché è un disco molto legato al sud, alla Calabria e alla nostra lotta. Poi radici è anche il titolo di un disco di Guccini. Forse l’artista che più di tutti mi ha influenzato, così come i The Rootz. Un gruppo fondamentale per la creazione di questo lavoro. Poi ascolto tantissima musica reggae e amo il concetto di Rootz Music, quindi un titolo che comprende tante cose.
Come nasce l’idea di fare un disco rap suonato blues?
Risentendo il mio disco precedente credo che sia invecchiato bene e se dovessi riscrivere i pezzi di quell’album li riscriverei esattamente uguali e questo per uno che fa musica è un problema, perché si presume che il disco nuovo sia migliore del vecchio. In questo senso ho provato a fare non un disco nuovo, ma un nuovo “primo disco” rivoluzionando la musica e provando ad evolvere i testi. Ho cercato una scrittura più semplice e immediata.
Come è stato creare canzoni con un gruppo di musicisti?
È stata una bellissima esperienza. All’inizio non è stato semplice, perché ero abituato a nuotare nella mia piscina, e quindi buttando giù i muri di questa, mi sono ritrovato nell’oceano. Ma quando ho preso il volante in mano e ho scelto la direzione in cui andare è stato bellissimo, perché con un gruppo non hai limiti nel fare musica.
Tante le collaborazioni, come le hai scelte e perché?
Ogni collaborazione ha la sua storia e il suo motivo. Sicuramente Danno, Ensi, Havoc e Ice One rappresentano il legame forte che ho con il mondo dell’hip hop, che non rinnego. Lion D è una delle voci più interessanti del reggae internazionale, mentre Lello Voce credo sia il miglior poeta che abbiamo in Italia, un genio della parola. Infine Pietrangeli è una leggenda, con Contessa ha cambiato la musica italiana. La sfida era non far diventare tutto questo una compilation, ma un disco coerente e compatto.
Live come lo porterai in giro?
Io continuo a girare con il classico set hip hop, insieme al mio dj, ma fortunatamente sono già uscite un bel po’ di date con tutta la band. L’ideale per me sarebbe suonare con la band e con un dj, ma questo non è sempre possibile, speriamo di riuscirci.