È talmente famosa che la si chiama solo per nome: Golf. Non c’è nemmeno bisogno di specificare “Volkswagen”, quasi la compatta tedesca fosse un marchio a sé. La Golf compie quarant’anni oggi: il primo esemplare uscì dalle linee di montaggio della fabbrica di Wolfsburg il 29 marzo 1974, inaugurando l’epoca del motore e della trazione anteriore per il marchio, dopo decenni in cui era stato il Maggiolino a dettar legge. Dal ‘74, nel mondo, sono state prodotte più di 30 milioni di Golf e anche l’anno scorso, per il sesto anno consecutivo, la compatta Volkswagen è stata l’auto più venduta in Europa, con 464 mila esemplari immatricolati. Alla casa tedesca va riconosciuta l’intelligenza di non aver smentito mai il modello precedente, ma di averlo evoluto gradualmente di generazione in generazione. E anche di non avere mai cambiato nome – errore comune nel mondo dell’auto – così come non l’ha fatto per la Passat, al debutto nel 1973, e per la Polo, classe 1975. Tutte e tre auto di successo nate da una matita italianissima, quella di Giorgetto Giugiaro, la cui Italdesign è stata acquisita proprio dal gruppo Volkswagen nel 2010.
Dalla prima Golf all’attuale settima serie non è cambiato il nome, ma è cambiato tanto altro. Le dimensioni, per esempio: in lunghezza è cresciuta di mezzo metro, tanto persino una Polo attuale è più lunga della Golf prima generazione, che misurava appena 3,75 metri. E poi il peso è aumentato del 50% di pari passo con la dotazione tecnologica e con il miglioramento dei livelli di sicurezza. Si sono aggiunte anche tante varianti, non solo la familiare, la cabriolet, la monovolume, ma anche, da quest’anno, la versione elettrica e-Golf e presto quella ibrida plug-in GTE. Cambia la Golf e cambia anche la Volkswagen: dal ’74 a oggi il gruppo tedesco è diventato un vero colosso industriale, ha acquisito fra gli altri i marchi Seat, Skoda, Porsche e sta lavorando per diventare il primo costruttore mondiale nel 2018. L’anno scorso ha venduto 9,7 milioni di veicoli e prodotto 9,1 miliardi di profitto netto.