Incontro tra il segretario di Stato Usa e il ministro degli esteri russo per trovare una soluzione diplomatica alla crisi di Kiev. Gli Stati Uniti chiedono il disarmo delle forze irregolari e l’invio di osservatori internazionali per la protezione dei diritti delle minoranze
Vertice a sorpresa per il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov sulla questione ucraina. Dopo la telefonata tra Obama e Putin, i due politici si sono incontrati a Parigi per tentare di disinnescare la crisi a Kiev. Le richieste di Mosca sono chiare, e comprendono “una nuova Costituzione che garantisca un’organizzazione federale dello Stato”, a cui Kiev ha già risposto con un secco no; ma comunque, l’incontro segna un’inversione di tendenza, un primo passo verso il dialogo diplomatico per disinnescare la tensione. La strada è però ancora tutta in salita. Lo testimonia il fatto che nel momento in cui a Parigi i due si stringevano la mano e Lavrov in inglese al collega e ai giornalisti presenti, diceva “Good night and good luck”, il generale Usa Philip Breedlove, comandante supremo della Nato, interrompeva una visita a Washington e rientrava d’urgenza a Bruxelles. Motivo, come hanno voluto far trapelare fonti del Pentagono, “una mancanza di trasparenza” nei movimenti delle forze russe al confine con l’Ucraina.
Dopo il botta e risposta sulle sanzioni Kerry e Lavrov, con l’incontro nella residenza dell’ambasciatore russo in Francia entrano finalmente nei dettagli della proposta Usa di soluzione diplomatica che il segretario di Stato ha presentato al ministro russo in un incontro dell’Aja una settimana fa. Una proposta che è servita a rompere infine il ghiaccio tra Obama e Putin, e che ha indotto il leader del Cremlino a telefonare al capo della Casa Bianca che, però lo ha chiaramente esortato a “mettere per iscritto una risposta concreta”. Come dire, la fiducia è ancora tutta da ricostruire. L’incontro, organizzato in poche ore – su proposta di Kerry, ha precisato Mosca – avviene peraltro alla vigilia della riunione dei ministri degli esteri della Nato di martedì a Bruxelles, che prevedibilmente sarà dominata dalla crisi ucraina.
Secondo quanto hanno riferito funzionari Usa, la proposta americana prevede il disarmo delle forze irregolari, l’invio di osservatori internazionali per la protezione dei diritti delle minoranze e un dialogo diretto tra Mosca e Kiev, nonché riforme costituzionali per l’Ucraina. Un argomento che sembra stare particolarmente a cuore a Mosca. “Francamente, non vediamo alcuna altra strada per lo Stato ucraino che non sia una federazione“, ha detto Lavrov in un’intervista. Ogni regione, ha proseguito, dovrebbe avere giurisdizione sulla propria economia, cultura, lingua, oltre a “collegamenti economici e colturali con i Paesi vicini e della regione”.
Kiev, tramite una nota del ministero degli esteri, ha però già replicato picche, invitando Mosca “a smetterla di dettare ultimatum a un Paese sovrano e indipendente, e a concentrare la sua attenzione sulla situazione catastrofica e sull’assenza totale di diritti per le sue minoranze, tra cui quella ucraina”. Ma intanto, secondo quanto sostiene l’agenzia russa Itar-Tass, migliaia di persone sono scese in piazza a Kharkiv per chiedere che otto regioni del sud-est russofono dell’Ucraina abbiano maggiore autonomia. Allo stesso modo, ha scritto un’altra agenzia russa, Interfax, migliaia di filorussi hanno manifestato a Donetsk, chiedendo maggiore autonomia regionale e un referendum sullo status del Donbass, l’area mineraria che include le regioni di Donetsk e Lugansk nella russofona Ucraina orientale.