Settimane decisive per la cancellazione del Cinghialum, la legge elettorale della Regione Toscana (proporzionale con premio di maggioranza, liste bloccate, listino blindato con 5 “candidati regionali” e sbarramento al 4%) varata nel 2004 che secondo molti avrebbe aperto la strada al Porcellum. L’Italicum così come approvato dalla Camera ha cancellato la “porcata” di Roberto Calderoli ma non appare esente di incongruità (Giovanni Sartori l’ha ribattezzato “Pastrocchium“): la speranza è che a livello regionale si riesca a fare meglio. E a definire Cinghialum la legge toscana, a causa della somiglianza con il Porcellum, era stato già negli anni scorsi proprio Matteo Renzi.
La nuova legge toscana sarà basata sulla reintroduzione delle preferenze (massimo 2 nominativi con differenza di genere) e l’eliminazione delle liste bloccate: l’approvazione finale – dopo un confronto durato circa due anni – potrebbe arrivare entro primavera per poi essere utilizzata alle elezioni del 2015. Addio definitivo ai politici calati dall’alto grazie a liste bloccate e candidature regionali “blindate”? Non sembrerebbe. Nei giorni scorsi è infatti iniziata a circolare l’ipotesi della reintroduzione di un listino bloccato seppur “corto” e “facoltativo”.
A spingere maggiormente in questa direzione sembra essere Forza Italia (esattamente come per l’Italicum) mentre tutti gli altri principali soggetti politici si dichiarano, almeno per ora, contrari. “La questione – conferma il presidente del gruppo forzista Giovanni Santini – è sul tavolo della discussione. L’eventuale listino è però soltanto uno dei tanti aspetti oggetto di confronto”. Stesso ritornello da parte del collega Paolo Enrico Ammirati. Più netta Stefania Fuscagni: “Il listino non può sparire. Le preferenze? Nutro parecchi dubbi su questo strumento”.
E il Pd? La direzione regionale, in mano per circa due terzi ai renziani, non sembrerebbe essere contraria all’ipotesi di un mini-listino se ciò fosse necessario – si sottolinea in una nota – a “comporre un accordo ampiamente condiviso” e sempre a patto che il listino sia “corto e facoltativo”. Il partito si dichiara comunque pronto “a non utilizzarlo”. “Quella del listino – ribadisce il capogruppo Pd Ivan Ferrucci – è soltanto un’ipotesi, niente di più”. La posizione della consigliera democratica Daniela Lastri, cuperliana e coordinatrice del gruppo di lavoro sulla riforma della legge elettorale, appare invece più netta: “Il listino non ci sarà, né per il Pd né per nessun altro”. Gli altri temi al centro del confronto sono l’entità del premio di maggioranza (quello attuale oscilla tra il 55 e il 60 per cento), il ricorso al doppio turno se nessun candidato presidente raggiungesse il 40% dei voti e la revisione delle circoscrizioni. Tutti i temi sui quali i partiti si sono confrontati a fatica anche a livello nazionale.
Il Pd spinge in particolare per circoscrizioni plurinominali piccole. Parecchi attriti restano ancora sull’entità della soglia di sbarramento, anche alla luce della riduzione del numero dei consiglieri che passerà da 55 a 40. In più l’accordo nazionale con Silvio Berlusconi sull’Italicum ha generato non pochi mal di pancia nel Pd toscano. La recente mozione approvata dal consiglio regionale con cui si chiedeva al Parlamento di cancellare le liste bloccate ha infatti spaccato il gruppo in due (11 favorevoli e 7 astenuti). Unici contrari 7 esponenti di Forza Italia (altri non hanno partecipato al voto). A puntare il dito contro il Porcellum toscano anche il Movimento 5 Stelle. Nel mirino soprattutto la mancanza di preferenze e le liste bloccate: “Golpe democratico per occupare incostituzionalmente il consiglio regionale”. La politica toscana adesso ha la possibilità di regalare ai cittadini una nuova legge elettorale in grado di superare definitivamente il Cinghialum: la speranza è che non si arrivi a un Facocerum.