A poco più di due mesi dall’inizio della kermesse, le forze di sicurezza hanno portato a termine il blitz, prologo per la pacificazione definitiva. Lo Stato ha così preso il controllo del Complexo de Marè, un’area con 122mila residenti a poca distanza dall’aeroporto internazionale
Rio de Janeiro – Appena 15 minuti per attraversare le stradine incerte tra le favelas del Complexo da Marè e dichiarare terminata con successo l’operazione di invasione di una delle realtà più popolose e complicate tra le ‘comunidade’ di Rio de Janeiro. Dopo una lunga attesa e numerosi rinvii nel corso degli ultimi anni, a poco più di due mesi dall’inizio dei mondiali di calcio, le forze di sicurezza dello Stato di Rio de Janeiro hanno portato a termine il blitz prologo per la pacificazione definitiva, all’alba di domenica. Lo Stato ha così preso il controllo di un’area a poca distanza dall’aeroporto internazionale di Rio, che conta oltre 122mila residenti divisi tra le 15 favelas che formano il ‘complexo’.
Per il governatore Sergio Cabral e il segretario alla sicurezza pubblica Josè Mariano Beltrame, la forza impiegata dalle autorità statali, supportate da quelle federali con la benedizione del governo di Dilma Rousseff, ha funzionato come deterrente. Nessun colpo di arma da fuoco è stato necessario, né i trafficanti hanno opposto resistenza di fronte agli oltre 1100 agenti della polizia militare e ai 250 fucilieri della marina militare impegnati sul campo con 21 carri armati anfibi per penetrare lo sterminato territorio della favela. La verità è che, annunciata molto tempo prima, e con operazioni mirate già negli ultimi giorni, i molti trafficanti che non sono stati presi, non hanno opposto resistenza perché già allontanatisi dalla zona.
Un fenomeno di ‘migrazione’ dei banditi già verificatasi nelle altre invasioni precedenti. Alle 9,40 le bandiere del Brasile e dello Stato di Rio sono state così issate nel cuore di Marè, dove tra qualche mese la pacificazione raggiungerà il suo obiettivo con l’istituzione della 39° Upp, Unidade de Policia Pacificadora. A farla da padrone nel corso delle varie azioni militari di preparazione, come di consueto, sono state le forze speciali della polizia militare come il Bope e il Batalhão de Choque. Sono stati loro ad aprire la strada per l’ingresso dei carri armati e dei tanti poliziotti che hanno invaso la favela. In realtà, infatti, le attività di bonifica della comunità, con perquisizioni, sequestri e arresti eccellenti, sono state portate avanti in maniera molto risoluta già nel corso delle ultime settimane. Addirittura nelle due favelas più difficili, ‘Nova Holanda’ e ‘Parque União’, il giudice ha concesso un mandato collettivo generale per poter effettuare perquisizioni senza permesso preventivo.
Era li il quartier generale della fazione criminale egemone nel Complexo da Marè, il Terceiro Comando Puro, che controllava 11 delle favelas e il cui vertice, Marcelo Santos das Dores, detto ‘Menor P’, è stato arrestato due giorni fa. Già dal 2010 era prevista la istellazione a Marè di una Upp, per una serie di ragioni strategiche e politiche, è stata però sempre rinviata. Fino ad ora. Una delle favelas più complesse dal punto di vista socio economico e anche criminale, Marè è infatti dominate da due diverse fazioni criminali, il “Comando Vermelho” e il “Terceiro Comando Puro”e da una milizia. Cosa molto singolare dell’operazione è che la pacificazione vera e propria ci sarà non prima di settembre. Questo sia per questioni strategiche di contrasto alla criminalità, sia perché lo Stato non ha avuto il tempo di formare abbastanza poliziotti (quelli della Upp hanno un addestramento particolare) da impiegare nelle Upp. Fino a che non saranno pronti, a mantenere l’ordine resteranno i paracadutisti dell’esercito nazionale e la fanteria. Questi prenderanno possesso dei luoghi la prossima settimana, scambiandosi il testimone con Bope e Batalhão de Choque, che continueranno in questi giorni a fare ‘pulizia’ di armi, droga e ricercati. Una soluzione quella della militarizzazione, che ha già incassato numerose critiche da parte della popolazione e di alcuni movimenti e partiti politici in altre occasioni. Qualcosa che, comunque la si veda, rende difficile usare la parola ‘pace’.
Twitter: @luigi_spera