Lo storico pm della Procura milanese, che ha anche guidato, è deceduto al Policlinico di Milano, dopo che le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate. In passato aveva subito un trapianto di cuore. Lavorò allo scandalo Tangentopoli con Borrelli, Di Pietro, Davigo e Colombo
E’ morto a 83 anni Gerardo D’Ambrosio, storico magistrato della Procura di Milano, che ha anche guidato, e protagonista dell’inchiesta Mani pulite. L’ex senatore, ricoverato da due giorni nel reparto di medicina d’urgenza del Policlinico di Milano per una gravissima insufficienza cardio-respiratoria, è deceduto nel pomeriggio di domenica, dopo che le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate. All’inizio degli anni ’90 era stato sottoposto a un trapianto di cuore.
“E’ una cosa che sconvolge e scombussola”, ha commentato ai microfoni di RaiNews24 Gherardo Colombo, ex magistrato Mani pulite. Mentre una nota del procuratore Edmondo Bruti Liberati afferma che “i magistrati della Procura della Repubblica di Milano si uniscono al dolore dei familiari per la scomparsa di D’Ambrosio e ne ricordano con immenso rimpianto le straordinarie qualità professionali e umane”.
Quella di D’Ambrosio è una vita tra magistratura e politica. Nato a Santa Maria a Vico (Caserta) il 29 novembre 1930, diplomato al liceo Classico e laureato a pieni voti in Giurisprudenza a Napoli con una tesi in diritto amministrativo, approda alla magistratura nel 1957 e arriva a Milano poco dopo. Il suo nome e la storia del Palazzo di giustizia milanese sono legati in modo indissolubile: si occupa dell’istruttoria sulla strage di Piazza Fontana e della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Nel 1981 assume la funzione di sostituto procuratore generale e si occupa dei primi processi per terrorismo, oltre che delle istruttorie relative alla bancarotta del Banco Ambrosiano che vede tra gli imputati Roberto Calvi (trovato morto a Londra nel 1982).
Qualche anno dopo, nel 1989, viene nominato Procuratore aggiunto di Milano dove dirige prima il Dipartimento criminalità organizzata poi quello dei reati contro la pubblica amministrazione. Dal 1992 è tra i protagonisti (insieme a Francesco Saverio Borrelli, Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo) del pool che si occupa dell’inchiesta Mani pulite. Negli anni di Tangentopoli gli occhi di tutto il paese sono puntati sul palazzo di giustizia di Milano.
Nel 1999 viene nominato Procuratore capo della Procura della Repubblica di Milano, nel 2002 lascia per limiti di età ma la sua avventura prosegue nel campo della politica: in occasione delle elezioni 2006, accetta la candidatura proposta dai Democratici di Sinistra, di un seggio al Senato, risultando eletto nella Regione Lombardia. E’ stato anche componente della II Commissione permanente (Giustizia) del Senato. Alle elezioni del 2008 è stato confermato senatore del Pd.