Nel botta e risposta a distanza tutto interno al Pd tra il presidente del Senato Grasso e il premier Renzi in tema di riforme, si inserisce anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Ospite da Fabio Fazio a Che tempo che fa, l’ex sindaco di Reggio Emilia conferma la linea del governo, che proseguirà a prescindere dalle critiche sulla strada delle riforme, compresa quella del Senato. Per Delrio, infatti, in Italia c’è “un sistema barocco” il che “ovviamente non è un problema per i senatori ma per i cittadini”. Sulla rivoluzione pensata per Palazzo Madama, il sottosegretario ha precisato che l’esecutivo non sta “cercando di fare nulla di straordinariamente rivoluzionario, ma cerchiamo di dire che il Senato diventerà come in Germania“, ovvero il “rappresentante delle autonomie locali”. Di certo sarà un Senato di “non eletti” ha detto Delrio, che poi è tornato sulla questione dei super stipendi ai manager pubblici: “Ci devono essere regole uguali per tutti, chi lavora nelle aziende pubbliche deve avere un tetto”.

Anche sui criteri con cui vengono nominati i dirigenti l’ex presidente dell’Anci ha le idee chiare: “Sulle nomine i criteri li stiamo discutendo in queste ore con il ministro dell’Economia. Il criterio è comunque che non dobbiamo dismettere le nostre aziende – ha detto – Il Paese cresce e fa occupazione con le aziende di Stato. Vanno viste come un’enorme potenzialità”. Non poteva mancare un accenno alla nuova legge elettorale. Per quanto riguarda l’Italicum, a sentire Delrio, è “importante migliorarlo tutti assieme e senza che siano allungati tempi”. Il sottosegretario, poi, esprime il suo parere anche sull’affaire F35, aprendo di fatto a un taglio delle spese per i cacciabombardieri. “La mia opinione è che una revisione del programma sugli F35 sia necessaria. Il governo ridurrà di 3 miliardi le spese militari e credo che sia incluso anche il programma sugli F35″ ha sottolineato Delrio, che poi ha assicurato come la tassazione delle rendite finanziarie “non riguarderà Bot e i titoli distato” perché è “esclusa” l’intera categoria, precisando che la tassazione “si adeguerà al livello europeo e servirà a ridurre i costi del lavoro delle imprese. Ne beneficeranno le imprese“.

Sulla querelle inerente le riforme, arriva anche la presa di posizione di Silvio Berlusconi, che conferma l’interesse di Forza Italia a dialogare con il Pd e il governo, a patto però di non esser messi nelle condizioni di lavorare su proposte di leggi non correggibili. Lo dice chiaramente l’ex Cavaliere, in collegamento telefonico a Sassuolo per la ricandidatura di Luca Caselli a sindaco del centrodestra: “Sulle riforme istituzionali noi ci siamo, ma solo se sono una cosa seria, né accetteremo testi blindati”. “Serve più potere al premier, anche riguardo la facoltà di sostituzione dei propri ministri” dice il leader di Forza Italia, che poi fa campagna elettorale: “In Italia oggi non c’è democrazia. La nostra missione è convincere il 50% dei votanti a premiare il nostro progetto per restituirla al Paese”.

L’ex premier, poi, torna sulla fine della sua esperienza governative e sulle modalità di nomina di chi è salito a Palazzo Chigi dopo di lui: “Ho finito la notte scorsa di scrivere un instant book in cui parlo di questo colpo di Stato, di questa fase in cui governa chi non è eletto” dice Berlusconi. Che poi non risparmia una frecciata al leader del Pd: “Lo scontro istituzionale in atto sul Senato e i dissapori nel Pd fanno sospettare che Renzi fatichi a mantenere le promesse, e questo potrebbe alimentare le delusioni di tanti e l’antipolitica” sottolinea Berlusconi, secondo cui “serve l’elezione diretta del capo dello Stato e serve una legge elettorale al più presto perché presto potremmo essere chiamati a votare”. 

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