Altro che quote rosa: la vera rivoluzione femminile si fa a visioni di mamme imperfette, un filo isteriche, single, magari ex alcoliste, casalinghe disperate, teenager incinte, ostetriche e ginecologhe indaffarate tra casa, asilo e sale parto e, perché no, milf affamate di toy boy. In poche parole: con le sit-com, grazie alla tv. Il piccolo schermo si conferma lo strumento che più di qualsiasi altra cosa o promessa di marito, politico, psicologo, guru, santone, star di turno assicura la presa di potere delle donne.

La domanda è ormai matura: vi siete mai chiesti perché dai tempi della pietra al 2014 resiste il maschio sui seggioloni della politica? Perché la maggior parte dei piani alti delle aziende continua a essere abitato da costellazioni di uomini intoccabili? Per una questione di testosterone. Ma è opinabile. O per un’altra ragione, indiscutibile: il palinsesto televisivo. Le super bombe di Sex and the city, le svariate cornute e traditrici di Beautiful, e la carovana di letterine e meteorine aggiunte a overdosi di spot pubblicitari in stile famiglia del Mulino Bianco o moglie in compagnia di Omino Bianco, pastiglie per lavatrici e detersivi corrosivi per water incrostati sono un antidoto micidiale all’ascesa dell’identità della donna.

Scordatevele, oggi qualcosa sta cambiando. In peggio, solo se vi fidate delle apparenze.

La miccia l’ha accesa venerdì sera Mom, nuova serie sul canale pay Joi (di Mediaset Premium). Protagonista Anna Faris, quella che in Scary Movies vestiva i panni della studentessa Cindy Campbell, e qui invece fa la parte di Christy, la mamma separata con due figli avuti da due uomini diversi, un passato da alcolista e tossicodipendete, una madre che dorme nel suo salotto, un lavoro da cameriera in un ristorante chic dove scoppia in lacrima ogni volta che le capita di servire al tavolo di una coppia felice o quando ordinano torte di compleanno.
Di Christy ce ne sono tante. Anche di donne come sua madre che dopo anni di latitanza rispunta nella vita della figlia e anziché badare ai nipotini si fa mantenere. Meno di Carrie, Charlotte, Miranda e Samantha (la squadra di miss che vivono a New York in Sex and the city).

È un problema o forse no. Perché Mom è una storia che passa dal riscatto. Finalmente si toglie il cellophane dalla donna barbie e dalla sguattera. Cioè si passa dalla natura morta all’impressionismo. Parlare delle difficoltà delle donne vuol dire aiutare la società a emanciparsi. Tra i primi esperimenti c’è Desperate Housewives. Più un aborto, in realtà. C’è troppa ricchezza. Troppa enfasi. Poi Rai Due decide di dedicare la parentesi, in fascia oraria seguitissima, tra il tg e il programma di prima serata a Una mamma imperfetta, già web serie su corriere.it . Un paio di settimane fa sbarca su Real time tv Dottoresse in sala parto che prende il posto di 24 ore in sala parto: in pratica, dalle donne che partoriscono in diretta a quelle che fanno partorire, si tolgono il camice, corrono all’asilo a prelevare il figlio, si fiondano a casa a fare i mestieri. Una rivoluzione nel verbo: dal subire all’agire. La tv fa uscire dal guscio anche le over 50 con la serie Cougar wives: donne di una certa età che frequentano ragazzi più giovani (una si sposa il compagno di liceo di sua figlia).

Il Fatto Quotidiano, 30 Marzo 2014

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