E’ passato prima come un tam tam nella rete, poi è arrivata la conferma delle associazioni. L’appuntamento per il prossimo Gay pride potrebbe essere a Venezia. Per il momento è poco più di un’idea. Sindaco e istituzioni non ne sanno ancora nulla. I permessi ufficiali per la manifestazione di giugno non sono stati chiesti, ma la richiesta è unanime. A lanciare la proposta sono state le associazioni Lgbt, che si sono riunite giovedì scorso per decidere come organizzare l’Onda pride, le manifestazioni regionali del Gay pride che, abbandonando il corteo unico nazionale, proveranno a farsi sentire e conoscere in modo attivo e “personale” nei territori di provenienza.
“A tutte le associazioni Lgbt del Veneto l’idea piace – ha detto Camilla Seibezzi, delegata dei diritti civili e contro le discriminazioni del Comune di Venezia – durante la riunione in molti hanno chiesto che sia Venezia la prossima sede del pride veneto. Per quanto mi riguarda dal Comune di Venezia c’è il benvenuto, tanto più in questo momento”. Finora a Venezia il pride non c’era mai stato. E quello delle associazioni e di Camilla Seibezzi è un segnale politico, voluto. La città negli ultimi mesi è stata infatti teatro di tensioni proprio su questi temi arrivando a picchi di violenza, come la minaccia di morte sul web (e non solo) che la consigliera ha subito, a causa delle sue proposte.
Nei mesi scorsi Camilla, che vive con la compagna e la loro figlia di quattro anni, ha presentato la richiesta di sostituire la dicitura “padre” e “madre” dei moduli scolastici con quella di “genitore”, per dare un segnale di inclusione alle famiglie omogenitoriali, ha acquistato libri di fiabe anti discriminazione (alcune raccontano famiglie omogenitoriali, altre parlano di adozione, di bimbi figli di genitori separati etc) e le ha proposte alle scuole. Tutto questo ha sollevato una battaglia comunale e comportato per la delegata insulti e minacce. Ed è proprio in questo clima che si inserisce la proposta delle associazioni. L’onda pride sarà proprio in laguna. Lì gay, lesbiche bisex tansgender ma anche i cittadini che si vorranno unire arriveranno in corteo a dire che esiste una Venezia senza pregiudizi.
L’iter autorizzativo però deve ancora cominciare e c’è da immaginare che non sarà facile. “E’ una questione ancora aperta non è stata presa una decisione ma sarebbe perfetto – dice Cinzia Gatto, delegata veneta delle famiglie arcobaleno – tra le proposte c’era anche Bassano che ci ha già accolti in passato ma scegliere Venezia in questo momento ha un forte valore simbolico. Dev’essere dato un segnale importante, le famiglie arcobaleno ci saranno”. Intanto, mentre si discute di autorizzazioni e accoglienza, i libretti anti-discriminazione sono arrivati a destinazione, nonostante le complicazioni burocratiche. “Le scuole li hanno chiesti e ora campeggiano in mezzo agli altri nelle bibilioteche – spiega Seibezzi – a disposizione delle insegnanti che abbiano voglia di usarli”.