Dieci kalashnikov, due mitragliette e cinque pistole trovate nel bagagliaio di un incensurato a Rizziconi, nella Piana di Gioia Tauro. Il procuratore Dna Roberti: "In Calabria situazione di massimo allarme"
Un attentato in grande stile. Il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho non ha dubbi: le armi sequestrate nei giorni scorsi a Rizziconi, nella Piana di Gioia Tauro, servivano per un agguato a un uomo dello Stato, un personaggio delle istituzioni. Durante un semplice controllo in un posto di blocco, la guardia di finanza ha scoperto una santabarbara in un cofano di un’auto guidata da un’incensurato, Marino Belfiore, di Gioia Tauro, arrestato per detenzione illegale di armi da guerra. Un nome che agli investigatori non dice nulla. Nessun precedente penale. Piuttosto, gli uomini del colonnello Alessandro Barbera stanno cercando di ricostruire le frequentazioni del soggetto ed eventuali collegamenti con gli ambienti della criminalità locale.
Stava trasportando dieci kalashnikov, due mitragliette e cinque pistole. Tutto con matricola abrasa e completo di munizioni. Sono armi della ‘ndrangheta. Le cosche di Reggio sono pronte a colpire e, non essendo in corso faide tra clan in provincia, la Direzione distrettuale antimafia ritiene che le famiglie mafiose stavano progettando un attentato a un magistrato. I segnali ci sono tutti. Negli ultimi mesi, tra il territorio della provincia e quello della città di Reggio, sono aumentate le intimidazioni a colpi di mitra, i locali incendiati o fatti saltare in aria con ordigni rudimentali in pieno centro storico. Le indagini della Procura stanno portando al sequestro di tonnellate di cocaina. Ma non solo: oltre all’ala militare della ‘ndrangheta, nel mirino dei magistrati c’è la zona grigia, quella dei colletti bianchi, dei politici collusi e degli imprenditori al servizio di quella che il procuratore aggiunto Nicola Gratteri ha definito la “malapianta”.
L’arsenale scoperto a Rizziconi ha spinto il procuratore di Reggio Cafiero De Raho a chiedere la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Una riunione in prefettura alla quale secondo i vertici della Dda, dovrebbe partecipare anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Il numero di armi – spiega De Raho – così potenzialmente offensive, in una zona come il territorio di Rizziconi e concentrata in un unico trasporto, raramente sono state trovate. In una situazione di escalation criminale come quelle degli ultimi due mesi sta a significare che la ‘ndrangheta sta alzando il tiro. In assenza di una guerra di mafia quelle armi destano preoccupazione ed evidentemente servivano per armare un gruppo che doveva portare a termine un’azione significativa, di guerra”.
“E’ un fatto molto grave – continua il magistrato – perché quelle armi sono in grado di superare qualche barriera di protezione, un ostacolo. In altre parole i kalashnikov sarebbero serviti per un agguato anche a un’auto blindata. Ragionando, è il sequestro fatto dalla guardia di finanza è inquietante”. Il procuratore De Raho lancia l’allarme al ministero dell’Interno: “Mi sembra che sia arrivato il momento che che qualcosa per Reggio venga fatto. Il nostro territorio è già dotato di un numero rilevante di uomini. Ma rapportato alla ‘ndrangheta è sicuramente insufficiente. Ci aspettiamo il sostegno di tutti”.
Gli fa eco il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti: “Vedo i fatti. La situazione in Calabria è di massimo allarme, come è accaduto già nel 2010: la ‘ndrangheta è pronta a colpire. Il sequestro di armi micidiali che è stato effettuato è un gravissimo segnale di allarme, perché dimostra la capacità delle ‘ndrine di riorganizzarsi nonostante i duri colpi subiti negli ultimi anni e di programmare attentati verosimilmente a danni di esponenti istituzionali, e in particolare di magistrati. E’ necessario un urgente approfondimento della questione anche a livello di Comitato nazionale di ordine e sicurezza, per verificare anche l’adeguatezza delle misure di tutela disposte per i magistrati calabresi”. “Esprimo la mia vicinanza ai colleghi calabresi – conclude il capo della Dna – e la disponibilità della procura antimafia a sostenere e coordinare ogni attività di indagine” contro la ‘ndragheta e i suoi piani criminali. Oggi i vertici della Procura e del Tribunale di Reggio Calabria sono davanti al Csm per illustrare la drammatica situazione delle carenze di organico sia della procura, sia del tribunale di Reggio. Anche questo è un problema che va risolto in via prioritaria”.