Economia & Lobby

Vitamina C per uscire dalla crisi

La Commissione politiche Ue della Camera ha bocciato l’emendamento per innalzare la percentuale di frutta nei succhi e bibite dal 12% al 20%. Una sconfitta per gli agricoltori italiani, una vittoria per l’industria delle bibite. Assobibite infatti ricorda come la norma sia un limite alla competitività del settore, dato che gli altri paesi europei possono contare su una soglia minima di frutta del 5%. Per gli agricoltori italiani invece è un danno: è ovvio che più frutta è contenuta in succhi e bibite, più loro ne vendono. E’ Coldiretti a dare le cifre: se fosse passato l’emendamento la produzione di arance sarebbe aumentata di 200 milioni di kg l’anno. 

Ma che cosa significa di fatto questo stop? Un aumento della quantità di frutta nelle bibite porterebbe ad un diretto incremento della produzione di frutta per le aziende italiane? Io ho qualche dubbio. In Italia manca una legge sulla tracciabilità dei cibi, ovvero l’indicazione d’origine delle materie prime dei prodotti. Questo vuol dire che arance, albicocche, pere e mele presenti nelle bibite che compriamo ai nostri bambini non sono state necessariamente coltivate in un terreno italiano, anche se nella confezione appare il nome di una nostra azienda agricola. 

L’Italia ha il primato europeo per l’eccellenza degli alimenti, risultato anche di attenti controlli, ma compete con un mercato globale che non ha gli stessi interessi nell’alzare gli standard di qualità. Fondamentale è imporre a Bruxelles regole per tutti i Paesi dell’eurozona che certifichino la qualità di ciò che arriva sulle nostre tavole. Anche perché un consumatore più consapevole dell’origine degli ingredienti imparerebbe a scegliere non solo guardando al prezzo.   

Nuove norme avrebbero senso però solo se l’Italia diventasse Paese capofila in Europa e si imponesse per avere regole uguali per tutti, così da non favorire i competitor con standard di qualità più bassi. La Germania può darci qualche lezione su come tenere in ordine i nostri conti ma noi – forti delle nostre potenzialità agroalimentari- possiamo imporci per far approvare norme a tutela della qualità del cibo che mangiamo.

L’Italia tra qualche mese avrà un’occasione importante: la presidenza europea. Se il Governo Renzi riuscirà a far approvare a Bruxelles la legge sull’obbligatorietà dell’origine dei cibi, da troppo tempo in discussione, avremo una chance in più per puntare sui nostri prodotti e far ripartire l’economia. E anche l’aumento di frutta nelle bibite sarà una vera opportunità di crescita per i nostri agricoltori. 

@silviafranco78