Assunta senza laurea per un incarico che invece avrebbe richiesto un titolo di studio universitario. Con questa motivazione la Procura regionale della Corte dei conti ha chiesto alla Provincia di Parma i danni per l’assunzione di Genoveffa Sandei nell’ufficio di gabinetto del presidente Vincenzo Bernazzoli. La donna è entrata nell’ente di piazzale della Pace nel 2005 con un contratto a tempo determinato poi rinnovato tre volte, l’ultima delle quali nel 2010. La magistratura contabile contesta un danno erariale di 500mila euro per gli anni in cui Sandei è stata impiegata senza averne i titoli in Provincia. Si tratta di 316mila euro per i contratti che coprono gli anni dal 2005 al 2010, a cui si deve aggiungere la somma di altri 231mila euro di danno per l’ulteriore proroga che porterà la lavoratrice a terminare il suo incarico con la fine del mandato del presidente e quindi con la chiusura della Provincia, che avverrà entro l’estate.
Il primo contratto di Sandei risale a luglio del 2005 con un inquadramento D3, prorogato con la rielezione di Bernazzoli in Provincia nel luglio 2009. Dopo un anno, nel 2010, l’ultimo rinnovo porta un declassamento da D3 a C1 per la dipendente, ma il trattamento economico rimane lo stesso e quindi la spesa è inalterata per l’ente.
La questione era emersa alla fine del 2010 con un’interrogazione del consigliere di minoranza Simone Orlandini (Pdl), che aveva portato il caso in consiglio provinciale, chiedendo se le modalità di assunzione fossero legittime, così come anche i compensi versati alla dipendente dalla Provincia. Da lì l’inchiesta della magistratura contabile, che in questi giorni ha portato all’accertamento dell’illegittimità dell’incarico affidato. Secondo la Procura contabile, con l’assunzione di Sandei “si veniva a creare nell’ente, in maniera surrettizia, una vera e propria posizione dirigenziale (ai fini dell’inquadramento e ai fini economici”, a fronte di una mancanza di requisiti per il ruolo ricoperto, visto che la dipendente ha un diploma magistrale e non una laurea.
A rispondere del danno erariale, secondo l’accusa, dovranno essere i dirigenti, i membri della giunta e il presidente Bernazzoli, che dovranno restituire all’ente le cifre erogate in questi anni indebitamente. I 316mila euro di stipendi percepiti da Sandei fino al 2010 dovranno essere risarciti da Bernazzoli per il 40 per cento, per il 30 per cento dalle giunte, per il 20 per cento dai due responsabili del personale Bussolati e Borlenghi e per il 10 per cento dai due vicesegretari Attolini e Taverna. Per le somme versate dall’ente alla dipendente dal 2010, pari a 231mila euro, risponderanno Bernazzoli del 35 per cento, la giunta del 25 per cento, i responsabili del personale e finanziario Berlenghi e Reverberi del 20 per cento, la dirigente dell’ufficio di presidenza Gherardi (15 per cento) e il segretario Cerbino (5 per cento). Tutti loro avranno tempo 40 giorni per essere ascoltati e depositare memorie difensive.
“Appena ricevuta la comunicazione della Corte dei Conti – ha replicato Bernazzoli in una nota – ci siamo attivati per fornire alla stessa tutte le informazioni e i documenti necessari attestanti il comportamento dell’ente. Abbiamo sempre ritenuto di comportarci correttamente nel rispetto delle norme e della legge secondo quanto ci veniva confermato dagli uffici competenti”.