Nessun assenso ai patteggiamenti per i clienti delle baby squillo dei Parioli è arrivato dalla Procura di Roma. Da piazzale Clodio arriva una smentita sulle indiscrezioni di stampa sulla chiusura per alcuni dei 50 indagati dei conti con la giustizia con un patteggiamento. Alcune richieste di un accordo tra accusa e le difese degli indagati sono già arrivate sui tavoli degli inquirenti, ma i pm che indagano sullo sfruttamento di due ragazzine smentiscono di aver dato un parere favorevole all’applicazione della pena: 5 mesi e 10 giorni oppure 40mila euro.
Per chi non ha precedenti penali, questo è stato il ragionamento, alla fine il conto sarebbe stato meno salato di quanto si pensasse: cinque mesi e dieci giorni di carcere o una pena pecuniaria di 40 mila euro. Il calcolo della pena è solamente matematico. Si parte dalla pena di un anno, si prevede una prima riduzione a otto mesi, per la concessione delle attenuanti generiche per gli incensurati e l’assenza di continuazione del reato. Poi lo sconto previsto dalla scelta del patteggiamento che come ogni rito abbreviato prevede uno sconto di un terzo: la pena scenderebbe a cinque mesi e 10 giorni. Per non essere affidati ai servizi sociali, gli indagati potrebbero anche scegliere di pagare e chiedere di convertir la pena: ovvero 40 mila euro, calcolando 250 euro per ogni giorno di carcere. Una via di uscita per chi non ha visto il suo nome finire sui giornali e non dover magari fare imbarazzanti confessioni in famiglia.
L’alternativa è la libertà controllata che prevede però una serie di prescrizioni: dal divieto di allontanarsi dal comune di residenza, salvo autorizzazioni del giudice, all’obbligo di presentarsi almeno una volta al giorno negli uffici di pubblica sicurezza o il comando dei carabinieri competente. Tra le prescrizioni anche il divieto di avere armi, salvo autorizzazione, la sospensione della patente di guida, il ritiro del passaporto. Nei confronti del condannato il magistrato di sorveglianza, però, può sempre disporre l’affidamento ai servizi sociali. Nella lista dei “patteggiandi”non ci sarebbero i nomi di Mauro Floriani, marito della senatrice Alessandra Mussolini, e quello di Nicola Bruno, figlio del senatore Donato. Floriani, che ha dichiarato di credere che la ragazzina aveva 19 anni, potrebbe tentare di uscire dal processo sfruttando un emendamento alle legge fatto approvare proprio dalla moglie sulla consapevolezza o meno dell’adulto sulla reale età della vittima. Per la Procura di Roma però era impossibile non accorgersi della vera età delle due giovanissime prostitute. In realtà però gli inquirenti romani fanno sapere di non aver dato assenso al patteggiamento e quindi allo stato non sarà facile per i clienti uscire dal caso soltanto pagando 40mila euro.