Idea Fimit, che avrebbe dovuto rilevare il progetto immobiliare milanese già nel mirino della magistratura, si è tirata fuori lasciando scadere il termine di trattativa esclusiva sull'area senza chiedere il rinnovo
Per le banche creditrici si complica la chiusura della partita dei furbetti del quartierino. L‘immobiliarista di Nizza Monferrato Luigi Zunino, protagonista assieme a Stefano Ricucci, Danilo Coppola e Giuseppe Statuto della calda estate 2005 delle scalate dei palazzinari, non ha intenzione di mollare la partita Risanamento, società di cui sono azioniste e creditrici Intesa, Unicredit, Mps, Bpm e Banco Popolare. E, soprattutto, il suo più ambizioso progetto a firma dell’architetto Norman Foster: Milano Santa Giulia. Tanto più che dalla sua l’immobiliarista piemontese ha anche il Banco Popolare di Pier Francesco Saviotti, alle prese in queste ore con un aumento di capitale finalizzato a rafforzare la patrimonializzazione dell’istituto di credito. Del resto non potrebbe essere altrimenti visto che l’istituto di Saviotti è il più esposto alle imprese di Zunino attorno al quale ruotano le società Nuova Parva, Tradim e Zunino Investimenti Italia.
Idea Fimit, che avrebbe dovuto rilevare il progetto Santa Giulia, si è appena tirata fuori dalla partita, lasciando scadere il termine di trattativa esclusiva sull’area senza chiedere il rinnovo. La più grande società di gestione immobiliare del Paese con 10 miliardi di masse gestite, controllata da Dea Capital (DeAgostini al 64,28%), Enasarco e Inps, ha infatti inviato una lettera al consiglio di amministrazione della società guidata da Claudio Calabi mettendo in discussione un’operazione che avrebbe dovuto portare alla nascita di un fondo del valore non inferiore a 713 milioni di euro con un apporto di una sessantina di milioni da parte di investitori istituzionali. Ma per quale motivo la trattativa non è andata in porto? L’impressione è che le banche siano troppo impegnate a litigare fra di loro per arrivare ad un accordo sull’area che è finita nel mirino della magistratura milanese anche per le irregolarità nelle bonifiche.
Il copione del resto non è nuovo in casa Risanamento. Gli istituti di credito non hanno finora trovato la quadra nemmeno sul futuro di un portafoglio di immobili francesi che fanno capo alla società. Intesa e Unicredit vorrebbero venderli al fondo Chelsfield, mentre il Banco Popolare di Saviotti preferirebbe che restassero dentro Risanamento che Zunino ha già tentato invano di ricomprarsi in tandem con il miliardario californiano Tom Barrack. Tuttavia poche ore prima che Idea Fimit formalizzasse l’intenzione di non procedere con Santa Giulia, il Tribunale di Milano rigettava il ricorso presentato dalle società di Zunino per sospendere la vendita degli immobili. E ora, a meno di nuovi colpi di scena, Calabi potrà procedere alla vendita incassando 1,2 miliardi di euro. Una bella boccata d’ossigeno per una società gravata ancora da 1,8 miliardi di debiti con le banche. E per i suoi creditori.