Cronaca

Città della Salute, l’ultimo affare di Rognoni I soliti noti dietro l’appalto per la bonifica

A Milano la gara, bandita a luglio 2013 e ritirata a gennaio 2014 dopo l'inchiesta sulla discarica di Pioltello, vedeva in lizza società vicine a Cl, all'ex ministro La Russa e al figlio dell'ex presidente Consob

Bonifica dell’ex area Falck di Sesto San Giovanni. In quella porzione di terreno dove sorgerà la Città della salute, nuovo polo sanitario che accorperà l’Istituto dei tumori e il Besta. Un affare da 40 milioni di euro. Antipasto robusto a un menù, tutto compreso, da 280 milioni. Tanto vale, infatti, la bonifica complessiva dell’area. Ai nastri di partenza in molti e tutti noti. Lobby e appalti. Da destra a sinistra, da Comunione e liberazione alle coop rosse. Con le banche in mezzo. Perché le indagini passano, ma il potere lombardo resta, incassa e rilancia (leggi). Succede oggi, a due settimane dalla bufera che ha travolto Infrastrutture Lombarde (Ilspa). Insomma, il “sistema” tiene e continua a governare a favore dei soliti noti.

Giovanni Bozzetti, ad esempio. Classe ’67, da Soresina in provincia di Cremona e una carriera politica coltivata sotto l’influente tutela di Ignazio La Russa. Bozzetti uomo di Alleanza nazionale, già consigliere del ministero della Difesa dal 2009 al 2011 (epoca in cui il dicastero è in mano proprio a La Russa), nonché assessore regionale nella giunta del dopo Formigoni, prima dell’arrivo di Bobo Maroni. Dal 2006 al 2012 è anche presidente del consiglio di gestione di Infrastrutture Lombarde, la società di Regione lombardia voluta da Formigoni e affidata a Giulio Antonio Rognoni, il quale, in dieci anni, l’ha trasformata nel più grande appaltificio d’Italia. Bozzetti, dunque. Il quale, oltre a essere vicepresidente del cda di Difesa servizi (partecipata dal ministero di via XX settembre), è titolare della Gioeco srl, società con sede a Segrate che si occupa di bonifiche. E che a luglio 2013 partecipa a un’Ati per conquistare i 40 milioni di appalto per ripulire l’area Unione di Sesto San Giovanni, lo spazio sul quale nascerà la cittadella della salute progettata dall’archistar Renzo Piano, sotto la tutela, guarda caso, di Infrastrutture Lombarde. Sul piatto: 450 milioni di euro per l’opera chiavi in mano (leggi).

Bozzetti e Gioeco, quindi. Solo un nome dei tanti noti delle quattro cordate che partecipano al bando di gara. Siamo nel luglio 2013. A quella data i terreni dell’ex area Falck sono passati di mano già da tre anni. Nel 2010, infatti, Risanamento spa di Luigi Zunino viene travolta da un crack clamoroso. I finanziatori restano con il cerino in mano. Buona parte sono banche che decidono di entrare in Risanamento divenendo a loro volta proprietarie dell’area. Sono gli stessi istituti (Intesa, Unicredit, Bpm, Mps) a pilotare il passaggio da Zunino a Davide Bizzi, immobiliarista milanese con laurea in Bocconi, interessi a New York, e amicizie di spessore come quella con il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi. Nasce Sesto Immobiliare poi trasformata in Milanosesto spa. Socio di maggioranza (52%) lo stesso Bizzi con la sua Bizzi&Partners development.

A luglio 2013, Maurizio Monteverdi, ex ad di Sesto Immobiliare, annuncia la gara e dice: “Tutto sarà fatto in piena regola”. Le cordate sono quattro. Tra questi l’Ati cui partecipa la Gioeco. Capofila è la Waste Italia spa. Amministratore delegato è Giuseppe Chirico che da lì a pochi mesi finirà coinvolto nell’inchiesta della procura di Milano sulla discarica di Pioltello per aver smaltito illecitamente oltre 80mila tonnellate di rifiuti.

Inchieste e potere. Proseguiamo: la Waste Italia spa è finanziata dalle banche (Unicredit, Bnl, Bancaimpresa) ed è partecipata al 100% da Waste Italia holding. Qui, sulla poltrona di vicepresidente del Cda, siede l’avvocato romano Marco Cardia, figlio dell’ex presidente della Consob nonché attuale presidente di Trenitalia. Il suo nome viene citato nelle carte dell’inchiesta torinese su Fonsai. Al suo studio legale, infatti, i Ligresti affidano consulenze per 1,2 milioni di euro in sei mesi.

Torniamo alla gara per la bonifica. Nella stessa Ati, oltre all’uomo di La Russa e alla società nel cui cda siede Cardia, c’è anche Ecoltecnica italiana spa del milanese Francesco Fallica finito indagato sempre per l’indagine sulla discarica di Pioltello. Attualmente Ecoltecnica, a tre mesi dall’indagine di Pioltello, lavoro sul sito di Expo. Non è finita. Il guaio ex Sisas è protagonista anche nella seconda cordata. Capofila, infatti, è la Daneco spa di Francesco Colucci arrestato nel gennaio 2014. La sua Unendo spa gestiva la bonifica di Pioltello con la Daneco impianti controllata da Colucci attraverso la Daneco spa. Di più: con Colucci in lizza, Bizzi ha rischiato di portarsi dentro anche la mafia. Nel 2010, infatti, il Prefetto di Milano segnalava “la permeabilità dei Colucci ai condizionamenti operanti dalle organizzazioni criminali”.

Dalla bonifica dell’ex Sisas a Infrastrutture lombarde. Cambia l’inchiesta, non l’obiettivo: le aree Falck. Sui lavori voleva metterci le mani anche la General smontaggi che poche settimane fa finisce nell’indagine sull’Ilspa. A suo carico l’accusa di aver turbato l’asta per alcune demolizioni a Pieve Emanuele.

Tanti nomi e tutti noti. Oltre ai citati, anche Ambhientesis della famiglia Grossi. In questo caso nessuna ombra giudiziaria recente, ma legami alla luce del sole. Con l’ex governatore ora senatore Ncd Roberto Formigoni. Con Giancarlo Abelli, ex ras della Sanità ed ex deputato Pdl vicinismso a Silvio Berlusconi e con tutto il mondo che ruota attorno a Cl e alla Compagnia delle opere.

Questo il lotto dei pretendenti per un progetto di bonifica fatto dallo studio dell’ingegner Claudio Tedesi coinvolto, guarda caso, nell’inchiesta su Pioltello non solo perché autore del progetto, ma anche in quanto consulente dei Colucci e, scrive il gip, “di fatto consulente” del commissario del ministero Luigi Pelaggi, anche lui finito in manette.

A gennaio 2014, proprio dopo gli arresti per Pioltello, la gara viene annullata per decisione dello stesso Rognoni, il quale, poche settimane prima, aveva stoppato l’idea dello stesso Bizzi di affiancare alla vincitrice della bonifica una Newco formata anche dalla Bizzi&Partners. Idea singolare che aveva il difetto di creare un cortocircuito tra controllata e controllante. Il messaggio di Rognoni all’immobiliarista è pressapoco questo: visto che i soldi ce li mette Infrastrutture si fa come diciamo noi. E così è stato. 

Ma visto che l’onda giudiziaria non smuove il potere, Banche, coop rosse e Compagnia delle opere ci stanno riprovando. Obiettivo: gestire l’affare della bonifica. Insomma, il sistema Sesto e il sistema Infrastrutture rivisti e aggiornati dopo le ultime indagini giudiziarie che hanno colpito l’ex vice presidente del consiglio regionale Filippo Penati e l’ex dg Rognoni.