“Il metodo è migliorabile“. Le critiche più dure sulla selezione online dei candidati alle Europee del Movimento 5 Stelle arrivano da Federico Pizzarotti, sindaco grillino a Parma. “E’ comunque sempre migliore del metodo dei partiti che scelgono i candidati nelle loro segrete stanza. Però penso che il metodo sia migliorabile nel momento in cui c’è una rete territoriale che conosce questi candidati. In tanti comuni mi sono sentito dire che c’erano candidate delle persone che pur essendo iscritte al portale e avendo i requisiti non avevano mai fatto delle attività sul territorio. Il fatto di confrontarsi tutti i giorni e conoscersi e avere una rete territoriale ampia così da avere poi un’idea dei nomi da portare in Europa è un valore aggiunto”.
Un bando presentato all’ultimo minuto e votazione aperte la mattina senza preavviso. Tante le critiche che sono arrivate nelle scorse ore da iscritti e attivisti. Ma soprattutto, a preoccupare è stato l’elevato numero di candidati (oltre 5mila) e il rischio di avere “poltronisti” in cerca di un posto sicuro a Bruxelles senza mai avere fatto militanza sul territorio. “Sarebbe stato meglio”, ha continuato Pizzarotti, “avere un tempo per conoscerli e per poter fare degli incontri regionali. Ad esempio, penso all’evento che abbiamo organizzato con i candidati sindaco a Parma. Avremmo potuto pianificare degli incontri e lì raccogliere delle candidature. Ma non abbiamo avuto tempo perché siamo arrivati troppo tardi. Siamo arrivati troppo a ridosso delle Europee. Si poteva costruire una rete territoriale così da avere un rapporto più diretto con le rappresentanze”.
Le modalità di scelta però per il sindaco a 5 stelle sono comunque migliori di quelle dei partiti: “Guardando il bicchiere mezzo pieno rispetto a quei nomi sconosciuti che propongono i partiti che decidono tra loro sulla base della spartizione, penso sia un grande passo avanti per l’Italia”. Pizzarotti, rispondendo alle domande dei cronisti, ha spiegato che, invece, nelle amministrative sul territorio “sono tutte persone che conosciamo, quindi attivisti di lungo e medio corso. Difficile” avere la stessa conoscenza “per elezioni più ad ampio raggio dove basta essere iscritto”. L’attivismo, come la conoscenza, “è importante, non deve essere un vincolo o un veto o un endorsement. Deve essere sapere che quando c’è da fare i banchetti a meno tre ci sei anche tu. Altrimenti presentarsi alle europee è un contesto sicuramente più comodo rispetto alle regionali o alle elezioni dei piccoli comuni dove c’è tanto lavoro ma poco conosciuto dal punto di vista mediatico”. Il rischio è “dare più spazio a persone che potrebbero cambiare idea e potrebbero non avere valori così consolidati a lungo termine. Dissapori nel movimento? Credo che sia più mediatico che reale”.