Eva vuole fare la maestra. Ha 4 anni e ha già cambiato casa due volte. Suo fratello Lucas, 11 anni, va pazzo per il calcio. “Sono i miei genitori e i miei suoceri a pagargli la quota d’iscrizione alla squadra del quartiere e tutto il necessario” racconta sua mamma Carmen. Per il resto, abiti, quaderni e altre cose essenziali, la famiglia di Eva e Lucas, che guadagna 850 euro e ne sborsa 500 solo di affitto, si è rivolta a Save The Children. Sono solo due bambini dei 16.806 che l’organizzazione no profit segue in Spagna. Troppo pochi ancora, rispetto ai 2.826.549 bambini che vivono sotto la soglia della povertà. E nell’ultimo report di Caritas Europa, presentato ad Atene, poco prima del vertice Ecofin del 1 e 2 aprile, per la prima volta nella storia europea, la Spagna è il secondo Paese dell’Ue con il maggior tasso di povertà infantile, dietro solo a Romania. “Le misure d’austerità, nel momento di risolvere i problemi e generare crescita, hanno fallito”, ha detto il segretario generale di Caritas Europa, lo spagnolo Jorge Nuño.
Dati alla mano, in Spagna il rischio di povertà tra i minori di 18 anni nel 2012 è stato del 29,9 per cento, quasi nove punti in più rispetto alla media europea, che si è fermata al 21,4 per cento, secondo i numeri del 2013 di Eurostat. Dal 2011 al 2012, il tasso di povertà infantile è aumentato dal 15,6 per cento al 19,4. Per l’organizzazione, questo dimostra l’impatto estremamente negativo delle politiche di austerity nella vita delle persone più disagiate. “A pagare le conseguenza della crisi sono le persone più vulnerabili”, ha detto chiaro e tondo Nuño.
Il report poi racconta di come la Spagna abbia il maggior tasso di abbandono scolastico di tutta l’Unione europea, un 24,9 per cento rispetto a un 12,7 di media Ue nel 2012. Anche se tra il 2009 e il 2012 c’è stato un piccolo calo, l’abbandono scolastico continua ad essere un problema importante, soprattutto in alcune regioni come l’Andalusia, dove il tasso supera il 30 per cento. Un dato allarmante se si considera che l’educazione, come sottolinea il dossier di Caritas, è il sistema migliore per combattere la trasmissione della povertà tra le generazioni.
Insomma Caritas, che prende in esame i Paesi più colpiti dalla crisi come Portogallo, Grecia, Irlanda e anche l’Italia, ha definito la popolazione spagnola come una delle più colpite dalla crisi economica, visto che mentre il tasso di povertà medio è stato del 25,1 per cento nel 2012, a Madrid ha registrato un 28,2 per cento. Tradotto: 13 milioni di spagnoli soffrono la povertà.
Ma se da una parte i bambini risultano i più colpiti, dall’altra anche gli anziani non se la passano meglio: il tasso di povertà in questa fascia è aumentato dal 7 del 2008 al 10,6 del 2012. Senza contare che in molte case sono proprio le pensioni dei nonni le uniche entrate familiari. Tanto più che il 12 per cento della popolazione che lavora, non guadagna il sufficiente per uscire dalla spirale della povertà e un milione e mezzo di case soffrono una situazione di esclusione sociale.
Numeri su numeri, il report arriva a Madrid come una doccia fredda, proprio in un momento in cui l’economia spagnola sembra riaccendere i motori. Singolare la reazione del ministro delle Finanze Cristóbal Montoro: i dossier della Caritas sulla povertà in Spagna, ha detto, “non corrispondono alla realtà” perché si basano “su misure statistiche” e ha chiesto alla ong di non “provocare” dibattiti in questo senso.
Twitter @si_ragu
Zonaeuro
Spagna, allarme Caritas sulla povertà infantile: “Colpiti 3 milioni di bambini”
In merito a questo indicatore, è il secondo Paese dell'Unione Europea, dietro alla Romania. Record di abbandono scolastico: lascia uno studente su 4. L'associazione cattolica: "L'austerity ha fallito"
Eva vuole fare la maestra. Ha 4 anni e ha già cambiato casa due volte. Suo fratello Lucas, 11 anni, va pazzo per il calcio. “Sono i miei genitori e i miei suoceri a pagargli la quota d’iscrizione alla squadra del quartiere e tutto il necessario” racconta sua mamma Carmen. Per il resto, abiti, quaderni e altre cose essenziali, la famiglia di Eva e Lucas, che guadagna 850 euro e ne sborsa 500 solo di affitto, si è rivolta a Save The Children. Sono solo due bambini dei 16.806 che l’organizzazione no profit segue in Spagna. Troppo pochi ancora, rispetto ai 2.826.549 bambini che vivono sotto la soglia della povertà. E nell’ultimo report di Caritas Europa, presentato ad Atene, poco prima del vertice Ecofin del 1 e 2 aprile, per la prima volta nella storia europea, la Spagna è il secondo Paese dell’Ue con il maggior tasso di povertà infantile, dietro solo a Romania. “Le misure d’austerità, nel momento di risolvere i problemi e generare crescita, hanno fallito”, ha detto il segretario generale di Caritas Europa, lo spagnolo Jorge Nuño.
Dati alla mano, in Spagna il rischio di povertà tra i minori di 18 anni nel 2012 è stato del 29,9 per cento, quasi nove punti in più rispetto alla media europea, che si è fermata al 21,4 per cento, secondo i numeri del 2013 di Eurostat. Dal 2011 al 2012, il tasso di povertà infantile è aumentato dal 15,6 per cento al 19,4. Per l’organizzazione, questo dimostra l’impatto estremamente negativo delle politiche di austerity nella vita delle persone più disagiate. “A pagare le conseguenza della crisi sono le persone più vulnerabili”, ha detto chiaro e tondo Nuño.
Il report poi racconta di come la Spagna abbia il maggior tasso di abbandono scolastico di tutta l’Unione europea, un 24,9 per cento rispetto a un 12,7 di media Ue nel 2012. Anche se tra il 2009 e il 2012 c’è stato un piccolo calo, l’abbandono scolastico continua ad essere un problema importante, soprattutto in alcune regioni come l’Andalusia, dove il tasso supera il 30 per cento. Un dato allarmante se si considera che l’educazione, come sottolinea il dossier di Caritas, è il sistema migliore per combattere la trasmissione della povertà tra le generazioni.
Insomma Caritas, che prende in esame i Paesi più colpiti dalla crisi come Portogallo, Grecia, Irlanda e anche l’Italia, ha definito la popolazione spagnola come una delle più colpite dalla crisi economica, visto che mentre il tasso di povertà medio è stato del 25,1 per cento nel 2012, a Madrid ha registrato un 28,2 per cento. Tradotto: 13 milioni di spagnoli soffrono la povertà.
Ma se da una parte i bambini risultano i più colpiti, dall’altra anche gli anziani non se la passano meglio: il tasso di povertà in questa fascia è aumentato dal 7 del 2008 al 10,6 del 2012. Senza contare che in molte case sono proprio le pensioni dei nonni le uniche entrate familiari. Tanto più che il 12 per cento della popolazione che lavora, non guadagna il sufficiente per uscire dalla spirale della povertà e un milione e mezzo di case soffrono una situazione di esclusione sociale.
Numeri su numeri, il report arriva a Madrid come una doccia fredda, proprio in un momento in cui l’economia spagnola sembra riaccendere i motori. Singolare la reazione del ministro delle Finanze Cristóbal Montoro: i dossier della Caritas sulla povertà in Spagna, ha detto, “non corrispondono alla realtà” perché si basano “su misure statistiche” e ha chiesto alla ong di non “provocare” dibattiti in questo senso.
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Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Che il governo abbia impugnato la legge campana per il terzo mandato, "non cambia nulla" per Vincenzo De Luca. In una affollata conferenza stampa a Napoli, il governatore mette in chiaro che non si dimetterà, andrà avanti e promette battaglia. Una battaglia "di civiltà" contro una norma ad personam e che, annuncia, porterà "in tutta Italia". Sta pensando a un nuovo partito? Dalle parti del Pd in molti l'hanno intesa così. "Oggi non ha parlato alla Campania, ma al Paese. Vuole farsi un partito personale". E a chi dal centrodestra sollecita a espellere De Luca, la risposta è netta: "Espellerlo? Non gli faremo questo favore, si è messo fuori da solo".
I dem, al contrario di De Luca, scommettono che la Consulta darà ragione al governo, che il governatore non potrà ricandidarsi e che saranno in pochi a seguirlo nella sua avventura. Almeno questo è l'auspicio. Intanto oggi alla conferenza stampa a Napoli erano presenti quasi al completo tutti i suoi consiglieri in regione. Ma da Roma si ribadisce che la linea non cambia: "La posizione del Pd - dice in tv Igor Taruffi della segreteria Schlein - è molto chiara sul terzo mandato ed è che non ci possono essere terzi mandati per chi ricopre incarichi monocratici come presidente di Regione o sindaci di città italiane. Noi riteniamo che anche in Campania sia normale e fisiologico trovare un ricambio".
Che questo 'ricambio' possa essere fatto con De Luca al tavolo ad oggi è storia superata. Osserva Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli: "Si poteva evitare di arrivare a questo. La soluzione si poteva trovare per via politica, come avvenuto in altre Regioni, trovando una composizione in cui tutti i protagonisti in campo, a partire dal presidente De Luca, avessero un ruolo nella scelta di rinnovamento".
Le cose non sono andate così. E ora il Pd guarda oltre e prepara le prossime regionali. Anche i 5 Stelle si stanno muovendo: siamo "pronti a lavorare con tutte le forze politiche del fronte progressista", dicono oggi in una nota. E' attesa la convocazione di un tavolo regionale. Perimetro della coalizione, programma e candidato presidente, i prossimi passaggi. Roberto Fico, lo stesso Manfredi sono già nel toto nomi, mentre c'è chi ipotizza un civico che metta d'accordo tutti. Sarà tema delle prossime settimane.
Da parte sua De Luca ne ha per tutti. Per la destra della premier Giorgia Meloni che lo teme: la decisione del governo di impugnare la legge campana è "dettata dalla paura, la paura degli elettori e forse anche di De Luca". Il governatore ne ha anche per il Pd. Non dice nulla su Schlein, benché sollecitato in conferenza stampa, ma lancia un affondo contro Stefano Bonaccini che, tra l'altro, è il punto di riferimento di Energia Popolare, l'area di cui il figlio del governatore, il deputato Piero De Luca, è uno dei coordinatori. "Mi stanno facendo notare che l'ex presidente dell'Emilia-Romagna sta parlando molto in questo periodo, trasmettendo l'idea che ha rinunciato con un atto di grande generosità. Lui, diversamente da chi parla. In Emilia-Romagna il presidente uscente non si poteva ricandidare perché la legge elettorale è diversa".
Una "insopportabile ipocrisia", attacca De Luca. Se la prende anche con il collega di partito Andrea Orlando: "Qualche mese fa si è candidato alla presidenza della Liguria un esponente politico del Pd che ha 5 mandati parlamentari e per tre volte è stato ministro: nessuno ha detto niente". E cita pure il presidente Sergio Mattarella: "In Italia non hanno limite al mandato i deputati, i senatori, i ministri, i sottosegretari, i viceministri, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, che alla fine del nuovo mandato sarà stato presidente della Repubblica per 14 anni. Dunque, non c'è nessun vincolo temporale per nessuno, tranne che per uno".
De Luca scommette che la Consulta gli darà ragione: "Abbiamo la sensazione che finirà come con la legge sull’autonomia che è stata smantellata”. E quindi annuncia "una grande campagna di iniziativa politica. Sfideremo a un dibattito pubblico quelli che hanno assunto la decisione di contestare la nostra legge. Faremo qui e in tutta Italia una battaglia di civiltà e di libertà. Utilizzeremo i mesi che abbiamo davanti per promuovere una grande esperienza democratica nel nostro Paese. Saranno mesi di impegno civile, di battaglia democratica". Dice che può essere considerato uno di quelli che "Ignazio Silone chiamava cristiani assurdi, quelli per i quali il Vangelo non è una scrittura ma una testimonianza di vita". E garantisce: "Ci muoveremo, dunque, da cristiani assurdi e faremo appello, con grande umiltà, ai nostri concittadini di andare avanti e chiederemo loro di essere protagonisti del loro futuro".
(Adnkronos) - Cambiano di nuovo le pagelle alla scuola primaria. Novità anche alle medie. Alle elementari tornano i giudizi sintetici, mentre per quanto riguarda le medie il voto in condotta si esprimerà in decimi con un peso sulla promozione di fine anno. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato l'ordinanza che definisce le modalità di valutazione periodica e finale degli apprendimenti degli studenti della Scuola primaria e del comportamento degli studenti della Scuola secondaria di primo grado.
A decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, nella scuola primaria dunque la valutazione sarà espressa attraverso giudizi sintetici, da 'Ottimo' a 'Non sufficiente', correlati alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti per ciascuna disciplina, compreso l’insegnamento dell’educazione civica. Per la scuola secondaria di primo grado, la valutazione della condotta degli studenti sarà espressa in decimi: coloro che otterranno un punteggio inferiore a 6/10 non saranno ammessi alla classe successiva o all’esame conclusivo del primo ciclo.
“Questa riforma segna un passo importante verso un sistema educativo più chiaro e trasparente, volto alla crescita formativa degli studenti - ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara - L’introduzione dei giudizi sintetici nelle Scuole primarie, molto più comprensibili dei precedenti livelli, permette infatti di tracciare con maggiore chiarezza il percorso formativo degli alunni, migliorando la comunicazione con le famiglie e al tempo stesso l’efficacia della valutazione. Il voto di condotta nella Scuola secondaria di primo grado mira a rafforzare la responsabilità individuale e il rispetto delle regole. Un'attenzione particolare sarà riservata alla valutazione degli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell'apprendimento, assicurando così un approccio inclusivo e personalizzato alle necessità di ogni singolo alunno”. Le scuole avranno tempo fino all'ultimo periodo dell'anno scolastico in corso per adattarsi alle nuove disposizioni e assicurarsi che le famiglie siano pienamente informate.
"L'annuncio del ministro Valditara della pubblicazione dell'ordinanza ministeriale sul nuovo sistema di valutazione non coglie di sorpresa ma indigna profondamente la scuola italiana. Nonostante l'allarme espresso negli ultimi mesi da autorevoli esponenti del mondo della pedagogia democratica, le critiche delle organizzazioni sindacali e delle associazioni professionali, il ministro dell’Istruzione e del Merito ha finalizzato un provvedimento di stampo sanzionatorio e punitivo, dimostrando di non credere nel potenziale dell'educazione e dell'istruzione come strumenti di prevenzione del disagio e dell'insuccesso scolastico". Lo si legge in una nota della Flc Cgil.
"Secondo la logica ministeriale, ispirata coerentemente alla nota pedagogia del merito e dell'umiliazione, i giudizi sintetici nella scuola primaria sanciscono difficoltà e carenze, privando la valutazione della funzione di miglioramento dei processi di insegnamento e apprendimento. - continua la nota - Si decreta, inoltre, che la scuola, nella fase delicata della pre-adolescenza, non ha strumenti per educare al rispetto delle regole e del bene comune se non ricorrendo a votacci e bocciature".
"Come Flc Cgil, siamo certi che la scuola, nel suo complesso, abbia molte più risorse educative di quanto Valditara creda e che saprà reagire a questo suo ennesimo svilimento, mettendo in campo e potenziando le buone pratiche che consentono di agire in un'ottica formativa e non punitiva. II Ministro se ne faccia una ragione e pensi piuttosto a trovare le risorse per il rinnovo del contratto 2022/2024 e per riconoscere e valorizzare le professionalità, oltre che per investimenti nella scuola statale che mettano nelle condizioni di lavorare al meglio nell'interesse delle nuove generazioni e del Paese", conclude la nota di Flc Cgil.
Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Pareggio tra Lazio e Como allo Stadio Olimpico 1-1. Nell'anticipo valido per la 20esima giornata del campionato di Serie A a segnare per i biancocelesti è stato Boulaye Dia al 34esimo minuto del primo tempo. Nel secondo tempo, con una Lazio ridotta in dieci, è arrivato il gol del pareggio di Patrick Cutrone al 72esimo minuto. Per la Lazio al 58esimo minuto è stato espulso Loum Tchaouna.
Con questo pareggio la Lazio conferma il quarto posto in classifica con 36 punti allungando temporaneamente sulla Juventus che conta però due partite da giocare. Il Como, invece, aggancia con 19 punti al quattordicesimo posto il Parma e il Verona.
Roma, 10 gen. (Adnkronos) - "Io voglio incontrare Oseghale ma a certe condizioni e con la garanzia che non abbia sconti di pena". Così Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che si allontanò da una comunità di Corridonia (Macerata) e i resti della quale furono ritrovati chiusi in due trolley il 30 gennaio 2018. "Avevamo iniziato un percorso per arrivare a un incontro" con lui, spiega la donna, ma "la notizia del ricorso straordinario presentato dai suoi avvocati è stata per me una pugnalata, un tradimento".
"Spero che i giudici si mettano una mano sulla coscienzae rigettino questo ricorso", ha quindi affermato all'Adnkronos Alessandra Verni in vista della nuova udienza in Cassazione, giovedì 16 gennaio, in seguito a un ricorso straordinario presentato dalla difesa di Innocent Oseghale, condannato in via definitiva, perché venga rimessa in discussione l'accusa di violenza sessuale e sia revocata quindi la pena dell'ergastolo.
La mamma di Pamela, intervenuta alla presentazione del libro di Francesca Totolo 'Le vite delle donne contano - Lola, Pamela e Desirée: quando l'immigrazione uccide', ha precisato: "Io non ho mai parlato di perdono. Ho chiesto un incontro con Oseghale perché ho bisogno di guardarlo e dirgli tutto ciò che ha causato e provocato a me, alla mia famiglia". "Ho chiesto un incontro sperando si potesse pentire e dire la verità rispetto a quello che è successo", ha aggiunto.
Giovedì all'udienza davanti alla Cassazione "ci saranno persone a sostenere la causa di Pamela e di tutte le vittime perché se per un caso così efferato si riesce ad arrivare a una terza Cassazione, figuriamoci per altri casi". Per questo ha invitato tutti, anche nelle altre città, a chiedere giustizia per la figlia: "Facciamo rumore anche per Pamela", chiede.
Milano, 10 gen. (Adnkronos) - Nessuna richiesta di rogatoria è arrivata dagli Stati Uniti alla procura di Milano per chiedere di poter acquisire il materiale sequestrato a Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato lo scorso 16 dicembre all'aeroporto Malpensa. Le autorità giudiziarie Usa, che l'accusano d'aver fornito droni e materiali elettronici all'Iran, aggirando l'embargo statunitense, ne vorrebbero la sua estradizione.
Il cellulare, il pc portatile, pen drive e componentistica elettronica trovati in possesso di Abedini sono stati consegnati dalla Digos al procuratore capo di Milano, Marcello Viola, il quale tiene il materiale sotto custodia. Sul caso di Abedini è stato aperto un fascicolo a modello 45, che riguarda le notizie che non costituiscono reato.
Il 38enne esperto di droni, arrestato tre giorni prima della giornalista Cecelia Sala, è accusato di terrorismo dagli Usa per aver passato informazioni sensibili ai Pasdaran, servite per un agguato in cui sono rimasti uccisi tre soldati americani in Giordania a gennaio scorso. L'uomo, detenuto nel carcere di Opera, rifiuta ogni accusa e attende l'udienza del prossimo 15 gennaio davanti alla corte d'Appello di Milano dove si discuterà della sua richiesta di domiciliari avanzata dal difensore Alfredo De Francesco.
Roma, 10 gen. (Adnkronos) - Che il governo abbia impugnato la legge campana per il terzo mandato, "non cambia nulla" per Vincenzo De Luca. In una affollata conferenza stampa a Napoli, il governatore mette chiaro che non si dimetterà, andrà avanti e promette battaglia. Una battaglia "di civiltà" contro una norma ad personam e che, annuncia, porterà "in tutta Italia". Sta pensando a un nuovo partito? Dalle parti del Pd in molti l'hanno intesa così. "Oggi non ha parlato alla Campania, ma al Paese. Vuole farsi un partito personale". E a chi dal centrodestra sollecita ad espellere De Luca, la risposta è netta: "Espellerlo? Non gli faremo questo favore, si è messo fuori da solo".
I dem, al contrario di De Luca, scommettono che la Consulta darà ragione al governo, che il governatore non potrà ricandidarsi e che saranno in pochi a seguirlo nella sua avventura. Almeno questo è l'auspicio. Intanto oggi alla conferenza stampa a Napoli erano presenti quasi al completo tutti i suoi consiglieri in regione. Ma da Roma si ribadisce che la linea non cambia: "La posizione del Pd -dice in tv Igor Taruffi della segreteria Schlein- è molto chiara sul terzo mandato ed è che non ci possono essere terzi mandati per chi ricopre incarichi monocratici come presidente di Regione o sindaci di città italiane. Noi riteniamo che anche in Campania sia normale e fisiologico trovare un ricambio".
Che questo 'ricambio' possa essere fatto con De Luca al tavolo ad oggi è storia superata. Osserva Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli: "Si poteva evitare di arrivare a questo. La soluzione si poteva trovare per via politica, come avvenuto in altre Regioni, trovando una composizione in cui tutti i protagonisti in campo, a partire dal presidente De Luca, avessero un ruolo nella scelta di rinnovamento". Le cose non sono andate così. Ed ora il Pd guarda oltre e prepara le prossime regionali. Anche i 5 Stelle si stanno muovendo: siamo "pronti a lavorare con tutte le forze politiche del fronte progressista", dicono oggi in una nota. E' attesa la convocazione di un tavolo regionale. Perimetro della coalizione, programma e candidato presidente, i prossimi passaggi. Roberto Fico, lo stesso Manfredi sono già nel toto nomi, mentre c'è chi ipotizza un civico che metta d'accordo tutti. Sarà tema delle prossime settimane.
Da parte sua De Luca ne ha per tutti. Per la destra della premier Giorgia Meloni che lo teme: le decisione del governo di impugnare la legge campana è "dettata dalla paura, la paura degli elettori e forse anche di De Luca". Il governatore ne ha anche per il Pd. Non dice nulla su Schlein, benchè sollecitato in conferenza stampa, ma lancia un affondo contro Stefano Bonaccini che, tra l'altro, è il punto di riferimento di Energia Popolare, l'area di cui il figlio del governatore, il deputato Piero De Luca, è uno dei coordinatori. "Mi stanno facendo notare che l'ex presidente dell'Emilia-Romagna sta parlando molto in questo periodo, trasmettendo l'idea che ha rinunciato con un atto di grande generosità. Lui, diversamente da chi parla. In Emilia-Romagna il presidente uscente non si poteva ricandidare perché la legge elettorale è diversa".
Una "insopportabile ipocrisia", attacca De Luca. Se la prende anche con il collega di partito Andrea Orlando: "Qualche mese fa si è candidato alla presidenza della Liguria un esponente politico del Pd che ha 5 mandati parlamentari e per tre volte è stato ministro: nessuno ha detto niente". E cita pure il presidente Sergio Mattarella: "In Italia non hanno limite al mandato i deputati, i senatori, i ministri, i sottosegretari, i viceministri, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, che alla fine del nuovo mandato sarà stato presidente della Repubblica per 14 anni. Dunque, non c'è nessun vincolo temporale per nessuno, tranne che per uno".
De Luca scommette che la Consulta gli darà ragione: "Abbiamo la sensazione che finirà come con la legge sull’autonomia che è stata smantellata”. E quindi annuncia "una grande campagna di iniziativa politica. Sfideremo a un dibattito pubblico quelli che hanno assunto la decisione di contestare la nostra legge. Faremo qui e in tutta Italia una battaglia di civiltà e di libertà. Utilizzeremo i mesi che abbiamo davanti per promuovere una grande esperienza democratica nel nostro Paese. Saranno mesi di impegno civile, di battaglia democratica". Dice che può essere considerato uno di quelli che "Ignazio Silone chiamava cristiani assurdi, quelli per i quali il Vangelo non è una scrittura ma una testimonianza di vita". E garantisce: "Ci muoveremo, dunque, da cristiani assurdi e faremo appello, con grande umiltà, ai nostri concittadini di andare avanti e chiederemo loro di essere protagonisti del loro futuro".
Roma, 10 gen (Adnkronos) - "Sono vicino al popolo venezuelano, che sta affrontando una gravissima crisi interna e un'allarmante deriva autoritaria. Auspico che la comunità internazionale possa agire in modo coeso a tutela dei valori democratici e della pace. Un pensiero particolare lo rivolgo agli italo-venezuelani, che rappresentano un ponte prezioso tra culture, e al nostro personale diplomatico". Lo dice il presidente della Camera dei deputati Lorenzo Fontana.