La crisi spinge sempre più italiani a indebitarsi anche per le spese di piccola entità. E, con i rubinetti delle banche ancora chiusi, si è riscoperta questa forma di finanziamento dedicata a dipendenti e pensionati. Ma attenzione alla regolarità delle rate: ci si potrebbe imbattere in "modalità aggressive e scorrette" per sollecitare i pagamenti
La fatica di arrivare persino alla terza settimana spinge sempre più famiglie a ricorrere a finanziamenti e prestiti personali. Una scelta, questa di indebitarsi, che risulta abbastanza nuova per gli italiani che, da popolo di piccoli risparmiatori, si è trasformato in uno di indebitati. Formiche che hanno lasciato il posto alle cicale e che ora si ritrovano troppo spesso sempre più strozzate, perché non ce la fanno più a pagare le rate. Tanto che secondo gli ultimi dati della Centrale Rischi della Banca d’Italia, degli oltre 130 miliardi euro di sofferenze bancarie (le rate che i debitori non sono riusciti a pagare in tempo) accumulate da famiglie e imprese lo scorso anno, quasi un quarto finisce nelle mani delle società di recupero crediti.
Il loro compito è chiaro: rendere esigibile un credito che, altrimenti, verrebbe perso da banche e finanziarie. Un lavoro, questo svolto dagli agenti di recupero crediti, decisamente complicato in questi anni di crisi. Ma che non può essere comunque fatto senza scrupoli, con l’arma della minaccia, della paura e del ricatto. Troppi i casi emersi tra telefoni di casa che squillano a qualsiasi ora del giorno e della notte per intimare il pagamento della rata, minacciando il sequestro dell’automobile e perfino della casa.
Vere aggressioni quelle subite dai consumatori bersagliati dai solleciti di pagamento che hanno portato l’Autorità garante della concorrenza e del mercato a intervenire, disponendo la sospensione della Ge.Ri. Gestione Rischi e della Elliot da ogni attività diretta al recupero crediti. Secondo le numerose segnalazioni arrivate all’Antitrust, le società – nei primi mesi del 2014 – avrebbero richiesto via posta, con mail, telefonate e sms, il pagamento di presunti crediti, non dettagliati o infondati o prescritti, anche minacciando azioni legali. E, in alcune comunicazioni, veniva addirittura preannunciata la visita di un funzionario a casa o sul posto di lavoro per “ritentare la composizione bonaria del debito”. In altri casi sono stati invece inviati solleciti di pagamento, spingendo il debitore a contattare “per eventuali comunicazioni” un numero a pagamento con una tariffazione parecchio onerosa, con “il costo della chiamata da rete fissa di 96 centesimi al minuto più 12 centesimi di scatto alla risposta”.
Eppure, per sopperire alla necessità di liquidità e fare così fronte alle spese quotidiane, il ricorso ai prestiti è sempre più una scelta obbligata tra gli italiani che devono riuscire a sbarcare il lunario. Con dei distinguo, perché anche nel comparto dei finanziamenti ci sono categorie più agevolate. È il caso dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che possono richiedere la cessione del quinto. Una particolare tipologia di prestiti personali che prevede la restituzione della rata tramite la trattenuta direttamente sulla busta paga o sulla pensione. Con costi, tuttavia, che spesso risultano eccessivi a causa dei tassi alti applicati e delle spese accessorie troppo salate.
Il vantaggio è evidente: con la chiusura dei rubinetti delle banche, i dipendenti (o i pensionati) possono facilmente bypassare questo scoglio e ottenere della liquidità direttamente dall’azienda (o dall’ente pensionistico) che non può esimersi dall’accettare la richiesta. Tanto che, secondo Assofin, nel 2013 la lieve ripresa che si è registrata nel comparto dei prestiti (+2,4%) è dovuta principalmente alla cessione del quinto dello stipendio.
Come funziona
La rata dei prestiti con cessione del quinto può avere un importo massimo pari al 20% del salario, ovvero ad un quinto della busta paga o della pensione valutato al netto delle ritenute. La sua durata è di minimo 24 mesi per un massimo di 10 anni e, nel caso dei pensionati, il prestito deve essere estinto interamente entro l’ottantacinquesimo anno di età del richiedente.
A chi si rivolge
Possono richiederlo tutti i lavoratori dipendenti (statali, parastatali e privati, inclusi i neoassunti muniti di busta paga da almeno tre mesi) che abbiano un contratto a tempo indeterminato. In alcuni casi, la cessione del quinto viene concessa anche ai titolari di contratti a progetto o a termine, a condizione che la durata del prestito non superi quella del contratto a tempo determinato. La legge 80/2005 ha esteso la possibilità di usufruire della cessione del quinto anche ai pensionati pubblici e privati, per periodi non superiori ai dieci anni.
Le garanzie richieste
Per legge, la stipula di questo prestito prevede la sottoscrizione obbligatoria di un’assicurazione sui rischi vita ed impiego. E quest’ultima, ovviamente, solo per il personale in servizio.
Porte aperte ai protestati
Proprio per le sue modalità di rimborso, la cessione del quinto annulla ogni rischio di insolvenza del debitore. Per questo motivo, i prestiti possono essere richiesti anche da persone protestate o segnalate alle centrali rischi come cattivi pagatori.
Ecco alcuni consigli pratici da seguire per quanti decidessero di richiedere la cessione del quinto, proposti da Pietro Giordano, il presidente nazionale di Adiconsum.
Quando si richiede la cessione a cosa occorre fare attenzione? Prima di firmare il contratto, vanno lette sempre bene tutte le clausole. Poi, per trovare il massimo vantaggio, il trucco è sempre lo stesso: confrontare i prodotti presenti sul mercato per scoprire chi offre quelli più convenienti. Non bisogna neanche sottovalutare le spese accessorie che alla fine incidono molto sul totale. Il costo complessivo del finanziamento può essere infatti molto alto, in media 15-20% con punte anche fino al 25%, a seguito dei possibili elevati costi accessori, come spese di intermediazione, di gestione e costi assicurativi. Ecco perché va sempre verificato il tasso effettivo (Teg) che include le spese fisse e quelle accessorie. Inoltre, bisogna sempre valutare la sostenibilità dell’importo se va a sommarsi ad altre rate.
È possibile l’estinzione anticipata della cessione del quinto? La risposta è positiva, ma occorre fare attenzione a due aspetti: con l’estinzione si chiudono anche i contratti collegati (assicurativi). Devono, quindi, essere restituiti sia gli interessi versati in anticipo per l’intera durata del prestito che la quota delle spese sostenute inizialmente (assicurazioni e l’eventuale mediazione).
In caso di mancato pagamento di debiti, il creditore può pignorare un altro quinto dello stipendio? Nella cessione del quinto il creditore si rifà sul trattamento di fine rapporto (Tfr) e sulle assicurazione stipulate. È possibile, tuttavia, che l’assicurazione con azione di rivalsa verso il debitore chieda al giudice di prevedere la cessione del quinto giudiziale.