Mai come negli ultimi mesi si erano viste tante e tali riforme in ambito penale. Oggi modifichiamo la parte generale del codice introducendo la detenzione domiciliare come pena principale da comminare già in sentenza, prevediamo l’istituto della messa alla prova – ottimamente sperimentato nella giustizia minorile – anche per gli adulti, cancelliamo il reato di immigrazione irregolare.
Dispiace che tutto questo sia la reazione a una sentenza europea che ci avrebbe costretto a pagare fior di denari per il modo inumano in cui trattiamo i nostri detenuti. Ben altra cosa sarebbe stata se l’Italia fosse stata capace di una riflessione “a bocce ferme”, una riflessione profonda e organica sullo strumento penal-penitenziario e sul corretto modo di utilizzarlo. Una riforma complessiva di un codice penale approvato nel lontano 1930, in piena era fascista, è ancora di là da venire. Reati improbabili sono ancora previsti dal nostro ordinamento.
Ma oggi non pensiamo a questo e siamo contenti per il provvedimento passato definitivamente alla Camera dei Deputati. Antigone – assieme a un vastissimo ed eterogeneo cartello di altri soggetti che va dalla Cgil alle Camere Penali, dai Garanti dei detenuti al Gruppo Abele di Don Ciotti e tanti altri ancora – ha promosso nei mesi scorsi la raccolta di firme per tre leggi di iniziativa popolare che ora pendono in Parlamento. La maggior parte dei provvedimenti lì inseriti è adesso legge dello Stato. Una grande vittoria di civiltà giuridica, una grande vittoria popolare. Speriamo che si unisca ai provvedimenti già votati anche l’introduzione del reato di tortura, sostenuta anche dalla campagna “Chiamiamola tortura” che in poche ore ha superato le 6.000 firme.
“I nostri tribunali sono paralizzati da un marasma di figure di reato che si potrebbero cancellare”, ricordava a Repubblica Luigi Ferrajoli qualche mese fa. “Quello di immigrazione clandestina”, aggiungeva “è poi un’assoluta vergogna. Teorizzato nel 1539 da Francisco de Vitoria, per giustificare conquista e colonizzazione del nuovo mondo, lo ius migrandi è rimasto per secoli, fino alla Dichiarazione universale del 1948, un principio fondamentale del diritto internazionale. Oggi che il processo s’è invertito – sono le popolazioni povere da noi depredate a venire nei nostri paesi – il diritto s’è capovolto in reato. Il risultato è una terribile catastrofe umanitaria. Potrei definirle “le leggi razziali” di questi anni”.
Difficile contrapporre riflessioni di questo livello a spigole sventolate in Aula. Mi limito a notare come oggi sia un buon giorno per la nostra democrazia. Il reato di immigrazione irregolare appartiene a una visione del mondo detestabile e il valore simbolico della sua abrogazione è enorme. Anche il valore fattuale, sebbene il reato fosse di tipo contravvenzionale e non punito con la carcerazione, ha tuttavia il suo peso, per l’incidenza che quel reato aveva sul favoreggiamento (se tu ed io abitiamo insieme e tu sei un immigrato irregolare io sono punibile per aver favorito la tua clandestinità) e sul negato accesso a ricongiungimenti famigliari e cittadinanze.
Chi brandisce pesci d’aprile per difendere un reato odioso è quanto di più lontano ci sia dal mio modo di sentire e vedere le cose. Lo stesso vale per i secessionisti veneti. Detto questo, toglierei argomenti di indignazione a Matteo Salvini perseguendo come criminale terrorista chi cerca l’indipendenza con un carro armato giocattolo.