Confindustria chiede di superare il dogma dell'austerità e puntare sul rafforzamento dell'industria, che entro il 2020 dovrà valere il 20% del Pil dell'Unione. Tra gli altri punti cruciali il credito per le pmi e politiche energetiche e climatiche "realistiche ed efficaci". Squinzi: "Per l'Europarlamento selezionare candidati all'altezza del ruolo"
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha presentato il manifesto degli industriali per le prossime elezioni europee. Dieci le priorità, con un filo conduttore chiarissimo: per superare il sempre più diffuso euroscetticismo e “la più grave crisi di fiducia” della sua storia, l’Unione deve tornare ad essere sinonimo di crescita e prosperità. Occorre, quindi, partire dal superamento del “dogma dell’austerità”: “Come Confindustria riteniamo che, per rispondere alla crisi ed al sentimento di sfiducia, sia necessario integrare le politiche del rigore messe in campo finora con una agenda incisiva e concreta volta al rilancio della crescita e della competitività delle imprese europee”, scrive il leader degli industriali nel documento. I parametri del Fiscal compact devono essere “applicati con giudizio per evitare di rimettere in moto spinte centrifughe” e va realizzata “prima possibile un’unione economica e monetaria autentica, assicurando la piena integrazione delle politiche economiche e fiscali che incidono sulla competitività”.
Il secondo punto riguarda la centralità della produzione e dell’economia reale: come contraltare al Fiscal compact serve “un Patto europeo per l’industria, un vero e proprio Industrial Compact, che individui gli elementi di una politica industriale europea forte, ambiziosa ed efficace, in grado di sostenere il rilancio dell’economia e di puntare all’obiettivo del 20% del Pil come quota dell’industria entro il 2020″. Un bel salto, considerato che oggi il manifatturiero contribuisce al prodotto interno europeo per solo il 15%. La terza priorità sono politiche energetiche, climatiche e ambientali “realistiche, coerenti ed efficaci”. Quarta urgenza, “la ricerca e l’innovazione” che “devono essere il pilastro della politica economica e industriale, sia a livello dell’Ue sia degli Stati membri”.
Bisogna, poi, “pensare in piccolo per fare in grande”: per promuovere la competitività delle pmi, l’Ue “deve continuare a porre in essere politiche coerenti con il criterio ‘Think Small First’ e con i principi dello Small Business Act, agevolando l’accesso al credito e supportando le strategie di internazionalizzazione delle imprese”. Sesta priorità è “riportare il manifatturiero al centro della programmazione dei Fondi strutturali” evitando “la dispersione delle risorse e gli errori del passato”. In settima posizione c’è il rafforzamento del mercato unico “per competere a livello globale”.
Confindustria indica poi altri punti essenziali: investire nelle reti “per collegare merci, dati e consumatori e dare rapida attuazione all’agenda digitale”, mettere in campo una “politica commerciale a sostegno del tessuto industriale europeo” e sostenere lo “sviluppo di un modello sociale moderno” attraverso “un’organizzazione del lavoro più flessibile e dinamica, sistemi di formazione che accompagnino gli individui lungo tutto l’arco della vita lavorativa, servizi per l’impiego orientati all’occupabilità e un welfare equo, attivo e sostenibile”.
“Le forze politiche selezionino candidati all’altezza del ruolo che andranno a ricoprire e delle sfide che saranno chiamati ad affrontare”, ha chiesto poi Squinzi. “Dovranno sedere in Europa i migliori rappresentanti possibili del nostro Paese”.