Sì al rispetto del termine fissato per il primo step delle riforme costituzionali, con attenzione alle eventuali modifiche dell’aula al ddl che riguarda Senato e Titolo V, ma senza passi indietro. Messaggio distensivo del gruppo Pd al Senato che rassicura il governo sul rispetto della data del 25 maggio. Parole che arrivano dopo le critiche del presidente della Camera Pietro Grasso, secondo cui l’abolizione di Palazzo Madama e la nuova legge elettorale, approvati a colpi di fiducia, avrebbero costituito un rischio per la democrazia. Grasso, poi aveva anche avvertito il presidente del Consiglio su un’eventuale bocciatura perché  “i numeri rischiano di non esserci”. 

“Il governo Renzi ha confermato attenzione ai miglioramenti che possono venire dall’aula, ma nessun passo indietro è possibile sulle linee guida del ddl costituzionale ed in modo particolare sulla non eleggibilità del Senato”, dicono in una nota congiunta i senatori democratici Laura Cantini, Bruno Astorre e Nicoletta Favero. “I tempi – aggiungono – devono essere rispettati per senso di responsabilità verso i cittadini attività dilatorie comporterebbero costi pesantissimi per la credibilità della politica. La riforma prevede 4 letture ed una analisi dettagliata della prima Commissione, che ieri già ha iniziato a lavorare, non c’è quindi alcun rischio di superficialità. Dopo il dibattito – proseguono i senatori – però, bisogna decidere, rispettando il calendario dell’esecutivo, che prevede di approvare prima delle elezioni europee in prima lettura la riforma costituzionale e definitivamente la legge elettorale, già passata alla Camera“. E concludono: “Questo è l’impegno che il presidente Renzi ha assunto di fronte al Paese, durante il voto di fiducia“. L’ulteriore conferma della tabella di marcia che il governo vuole mantenere arriva dal ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che lancia anche un messaggio al partito di Silvio Berlusconi: “Forza Italia dimostri la sua buona volontà sulle riforme e contribuisca ad approvare in prima lettura la riforma costituzionale e l’Italicum il 25 maggio”. “Noi stiamo rispettando i patti – continua -. L’accordo che abbiamo siglato prevede sia la riforma della legge elettorale sia le riforme istituzionali. Noi abbiamo mantenuto la parola, ora si dimostri la buona volontà di Fi” continua il ministro che non si è detta preoccupata nè per le proteste di Forza Italia, né per i distinguo nel Pd e dei costituzionalisti come Rodotà e Zagrebelsky. “Nessuno immaginava che il governo facesse sul serio. Abbiamo detto ‘entro marzo presenteremo una proposta riforma del Senato’ ed effettivamente abbiamo mantenuto l’impegno” .

I renziani, però, esprimono un certo fastidio per il ddl di Chiti, firmato da 20 senatori Pd, che potrebbe raccogliere adesioni di dissidenti del M5S e che, soprattutto, prevede che il Senato continui ad essere una Camera elettiva. Il ddl, infatti, propone cento senatori (oltre i 6 della circoscrizione estero) eletti a suffragio universale e 315 deputati. Le due Camere potranno legiferare insieme solo su alcune materie tra cui riforme costituzionali, elettorali, leggi su ordinamenti Ue, tutela minoranze linguistiche. Il testo prevede anche che la camera Alta possa disporre su materie di pubblico interesse, ma non potrà dare la fiducia al governo.

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